INFLAZIONE DA DOMANDA, DA COSTI ED ORA DA OFFERTA!
Ancora per questo nuovo anno il focus, per chi è sui mercati finanziari, resta l’inflazione, che ha dominato la scena già per tutto il 2020.
Non sono mancate le occasioni di approfondimento sul tema, che sembra trovare ancora una volta nuove dinamiche prima poco considerate anche dalla macroeconomia classica.
Da sempre l’inflazione viene divisa in due fondamentali tipologie:
inflazione da Costi e inflazione da Domanda.
L’inflazione da domanda, si sviluppa in genere in una fase di espansione economica e si verifica, in quanto aziende sono al massimo della produzione, i consumi salgono, per cui la disoccupazione è bassa e il PIL alto…. Quindi le aziende possono alzare i prezzi dei beni o servizi che vendono.
Un quadro molto simile a quello attuale negli stati uniti, con l’indice dei prezzi al consumo che sale e quindi inflazione in aumento, disoccupazione in calo e grande ripresa…. Eccenzion fatta per la produzione!
Di norma nella letteratura classica, quando l’inflazione sale, si deprezza la valuta di riferimento, erodendo il potere di acquisto dei consumatori, pertanto le banche centrali attraverso il sistema dei tassi di interesse, danno nuovo appeal alla valuta, che tende a rafforzarsi nuovamente.
Questo è quello che cerca ora di mettere in campo la FED!
La view che sembra oramai chiara, è quella di combattere l’inflazione attuale, trattaandola come la classica inflazione da domanda, che tutto sommato resta alta, ma non è assolutamente seguita da una piena produzione!
Potrebbe essere dunque ancora inflazione da costi?
In questo scenario le aziende non producono a pieno regime in quanto non c’è domanda e quindi con ridotta domanda si riduce la produzione, la disoccupazione è più alta e il PiL scende….
In questo scenario le aziende scaricano i costi che restano sostenuti sui consumatori alzando comunque i prezzi, ma innescando non più la necessità di un ritocco immediato ai tassi di interesse da parte delle banche centrali, che dovranno invece cercare soluzioni alternative.
Potremmo dire che forse questo secondo scenario è quello che si è presentato all’inizio della espansione inflazionistica mondiale, e le banche centrali, a raggion veduta, non hanno fatto molto.
In origine di questo nuovo stato di cose, gli alti prezzi al consumo venivano maggiormente attribuiti agli alti costi di materie prime ed energia, che ricadevano sui consumatori, e con un mercato del lavoro ancora in ripresa, non sussistevano le condizioni per un intervento delle banche centrali.
Poi qualcosa è cambiato, il mercato del lavoro è ripartito, la domanda è rimasta sostenuta in parte artificialmente dagli aiuti statali, e in parte è stata rilanciata dalla voglia di vita post pandemia grazie ai settori dell’intrattenimento e hospitality.
Perché dunque aspettare tanto per intervenire?
Beh al di là di ogni possibile sospetto complottista, possiamo dire che identificare l’attuale inflazione in una delle due categorie sopra esposte, è davvero complesso, perché dovremmo in realtà aggiungerne una terza:
inflazione da offerta!
Le banche centrali si sono ritrovate a decidere cosa fare con un’economia si in ripresa, ma con una domanda tutto sommato stabile che non ha trovato risposta nell’offerta!
Nelle dichiarazioni di Powell di questa sera, 11 gennaio 2022, è stato chiaramente espessa l’idea che poco può fare una banca centrale sul fronte produzione, e quindi poco possono influire le sue decisioni su una offerta che rimane ferma e che inevitabilmente porta un rialzo dei prezzi.
L’unica soluzione vista fino a poco tempo fa, è stata quella di attendere.
Si aspettava che la produzione ripartisse, soddisfacendo la domanda e lubrificando quegli ingranaggi già messi in moto di un’economia in ripresa.
L’attesa è stata poco utile, i tempi di ripartenza sembrano più lunghi del previsto e un’intervento sembra oramai obbligatorio, anche al costo di cadere in periodo di stagflazione, si perché la possibilità di vedere ancora inflazione alta, con un ristagno dell’economia strozzata da politiche aggressive resta a nostro parere una possibilità da non scartare.
Vedremo ancora con i dati in calendario domani come evolverà il contesto inflattivo americano e quali le prossime mosse della FED
Buona serata e buon trading
Salvatore Bilotta
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