RBA AL NONO RIALZO DEI TASSI.
Il mercato resta, almeno per il momento, ancorato nelle fasce di oscillazione che si sono recentemente venute a creare e nulla sembra spostarne gli equilibri. Nelle ultime ore le borse hanno perso slancio, in gergo hanno perso momentum, in ragione delle dichiarazioni di persistenti rialzi dei tassi che la Fed ha programmato dopo l’uscita dei dati sul mercato del lavoro. La scelta tra pivot dei tassi e continui rialzi, anche di fronte ad un parziale rallentamento della congiuntura, è orientata ad abbattere l’inflazione, quindi favorevole ad ulteriori aumenti del costo del denaro, per evitare che l’indice dei prezzi al consumo si consolidi. Le richieste d sussidi di disoccupazione pubblicati ieri e relativi al mercato del lavoro statunitense, hanno visto un leggero incremento a 196.000 contro attese di 190.000, un dato comunque di gran lunga positivo, considerato che si ritiene che solo numeri sopra i 400.000 significhino recessione. Sul mercato dei cambi abbiamo vissuto una giornata in due fasi, ovvero una seduta contraria al dollaro nella prima parte, con i listini in ripresa e un recupero della divisa Usa nel pomeriggio, quando l’azionario ha ripiegato e perso nuovamente quota. Insomma la correlazione che sembrava cambiata due giorni orsono, è tornata prepotentemente sulla scena rendendo il mercato perfettamente dollarocentrico. Anche il dollar index ha ripiegato, ma tutto sommato ha chiuso sopra i supporti chiave, il che potrebbe significare che nelle prossime ore si potrebbe anche assistere ad una ripartenza della divisa americana. EurUsd dopo aver testato 1.0790 area ha ripiegato tornando a 1.0725 così come UsdJpy che ha tenuto l’area compresa tra 130.20 e 130.30 consolidando e riprendendo a salire verso 131.80 area. Cable che dopo il test di 1.2200 è scivolato a 1.2100 così come le oceaniche che hanno subito il ritorno del dollaro scivolando a 0.6940 e 0.6330 rispettivamente per AudUsd e NzdUsd. Poche le novità anche sul fronte del petrolio che oscilla da giorni tra 74 e 78 sul Wti e tra 82 e 86 sul Brent, con scarse notizie sul fronte della produzione. Questa notte sono usciti i dati cinesi sui prezzi al consumo che hanno evidenziato una ripresa e sono saliti al 2.1% a Gennaio contro il +1.8% del mese di dicembre, leggermente inferiore al consensus di +2.2%. Niente ovviamente se paragonato al livello dei prezzi in occidente. Nel frattempo in Australia sono la Rba ha alzato il costo del denaro al 3.35% alzando di 25 punti base, in linea con le previsioni del mercato. Si tratta del nono rialzo consecutivo dei tassi, saliti al massimo dal 2012. Probabilmente, nel prossimo futuro, potremmo assistere a nuovi rialzi in quanto l’inflazione è ancora eccessivamente alta e deve essere riportata tra il 2 e il 3 per cento. Il dollaro australiano è rimasto poco volatile e ha leggermente corretto la discesa di ieri, quando i prezzi erano scesi fino a 0.6910, ed è ritornato in area 0.6930. Oggi termina una settimana non molto significativa sul fronte delle price action, ma potrebbe chiudere col botto, come si suol dire perché a breve, alle 8.00 usciranno i dati sul Pil inglese, atteso in peggioramento rispetto ai dati precedenti e al consensus, oltre alla bilancia commerciale e alla produzione industriale e manifatturiera. Un vero banco di prova per la sterlina. Difficile fare previsioni certe, ma il rischio di una nuova caduta della valuta britannica, almeno temporanea, è presente. Buon trading e buon fine settimana.
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