VERSO LA CHISURA DEL 2021
È tempo di bilanci, sta per concludersi un altro anno di contrattazioni, con le sue luci e le sue ombre, le sue fasi volatili e le sue fasi di congestione.
Tanti i momenti di risk on , special modo nella prima parte dell’anno, per poi lasciare spazio alla volatilità e all’incertezza solo nel suo ultimo mese, periodo nel quale il sorgere della una nuova variante omicron, unita ai tanti cambiamenti di politiche monetarie dei banchieri centrali, sembrano aver creato forti nubi di incertezza.
Abbiamo iniziato questo 2021 all’insegna di un dollaro americano debole, deciso ad essere la valuta peggiore del panorama majors, che subiva la forte crescita inflazionistica, un mercato del lavoro ancora asfittico e sfiancato dalle restrizioni imposte dalla pandemia.
Le borse continuavano la loro salita sulla scia di politiche economiche iper accomodanti, che immettevano liquidità al fine di sostenere il sistema economico mondiale, altrimenti paralizzato dalla pandemia.
Poi il tempo, le politiche sociali ed economiche, l’uscita dalla crisi pandemica hanno svolto il loro lavoro, il ciclo economico sembra essere cambiato, il mercato del lavoro è ripartito special modo negli USA, con una domanda aggregata sostenuta, che ha colto impreparata l’offerta, ancora in forte affanno per le difficoltà di approvvigionamento sia di materie prime, che di forza lavoro, dove la domanda è esplosa, facendo di fatto impennare l’inflazione.
Inflazione! Forse il vero tema di questo 2021, che ha concentrato le attenzioni di tutti gli operatori, mese dopo mese, concentrati a seguire le rilevazioni dei prezzi al consume, per carpire in quei dati, il momento opportuno, nel quale le banche centrali avessero dato una svolta alle loro politiche.
E dopo tanto lavoro, basato più sulle aspettative, che sulle azioni concrete, siamo giunti a questo dicembre, con una FED in pieno Tapering, pronta a rialzare i tassi nel 2022, una BCE, anche lei disposta a suo modo a modificare i piani di aiuto all’economia, e con una BOE che ha iniziato già un primo rialzo tassi.
A due settimane dalle chiusure del 2021, quando la corsa sta per finire, sull’ultimo rettilinea, il dollaro americano e il dollaro canadese, sono le migliori valute di quest’anno con performance medie del 5.31% e 4.54%
Decisamente un anno nefasto per lo yen giapponese, che sotto i colpi di un costante risk on, ha visto forti vendite dei grandi investitori, portandolo verso una chiusura di anno a performare un -5.40% medio.
È quindi obbligatoria una panoramica di questo 2021 sulle majors
Un 2021 per l’euro aperto a 1.2210, che si è poi rivelata essere l’aria di massimi per la moneta unica in questo anno, che è stato caratterizzato, special modo nel secondo semestre da una costante discesa.
Il movimento che vede la sua partenza proprio dall’open annuale di 1.2210 ha spinto la moneta unica fino agli attuali minimi di 1.1236 che rappresentano il -8%.
Anche la sterlina, che sta concludendo un buon anno contro le altre majors, ha potuto fare poco contro la forza schiacciante del dollaro americano.
Il suo 2021, è partito dai prezzi di 1.3665, e ha visto buoni allunghi rialzisti in scia con il brillante 2020, che vedeva il regno unito essere il primo dei paesi europei nella campagna vaccinale contro la pandemia.
Grandi le attese e le aspetattive, su un paese che sembrava essere riuscito prima degli altri nella lotta alla pandemia, ma le cicatrici create nel mercato del lavoro, aggravate dalle difficoltà legate alla brexit , hanno mostrato tutta la fragilità del tessuto economico, e farne le spese è stata la sterlina che si dirige verso una chiusura di anno con un -3.16%.
Anni di grande volatilità per il dollaro canadese, che ha aperto un 2020 ai prezzi di 1.2710 asull’onda dei rialzi del dollaro canadese, il cambio originale usdcad, ha proseguito la sua discesa fino ai minimi di 1.20, sulle aspettative di imminenti rialzi tassi da parte della BOC, che ha dovuto poi ritrattare le sue dichiarazioni, seppur intraprendendo politiche monetarie aggressive, che l’hanno portata all’attuale chiusura del QE. Dai minimi di 1.20 sulle smentite di rialzi tassi, il dollaro canadese ha ripiegato, mentre il biglietto verde più lento ma costante ha iniziato la sua ripresa, riportando il tasso di cambio in primis all’open di questo 2021 per poi allungare dino ai massimi fatti registrare in area 1.2950. il futuro roseo del dollaro americano dunque non esclude nuovi massimi per il cambio originale usdcad, che resta uno strumento di grande interesse.
Anche le oceaniche stanno chiudendo un 2021 ben sotto le aspettative, considerate le performance del 2020, che avevano portato audusd ad aprire il 2021 ai prezzi di 0.7690, per poi vedere ben pochi allunghi rialzisti fino ai massimi di questo anno in area 0.80.
Le politiche economiche attendiste della RBA seppur basate su ottime congiunture macroeconomiche , non sono state sufficienti a difendersi dalla forza del biglietto verde, che ha spinto la valuta oceanica a performare un -7.41% da inizio anno.
Anno negativo anche per nzdusd che si dirige alle chiusure di anno con un -6.31% non lontano dai minimi del 2021 fatti registrare proprio la scorsa settimana. Anche se la RBNZ ha effettuato un secondo rialzo tassi, portando il tasso di riferimento a +0.75% sembrano inefficaci le azioni intraprese, per combattere un’inflazione che sembra dilagare anche nei paesi oceanici, e che gli operatori vedono fuori controllo.
Pewr finire, asset principe di questo 2021 è usdjpy , che fa registrate un ricco +10.12%, e dove il dollaro americano ha potuto esprimere tutta la sua forza, contro uno yen in caduta libera. I prezzi di apertura di questo 2021 di 103.18 si sono poi rivelati essere i minimi per usdjpy che non è lontano da chiudere un 2021 sui massimi, sarà interessante vedere se anche il 2022 vedrà venti di risk on, correre sui mercati spingendo usdjpy verso nuovi massimi, o se la caduta dello yen giapponese, ha trovato la sua fine in questo 2021.
Buon Week End e buon trading
Salvatore Bilotta
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