TORNA DI MODA IL RISK OFF ?
Le dichiarazioni di Jerome Powell, relativamente alla forza dell’economia Usa, che attraverserebbe ancora un periodo di crescita accompagnata da alta inflazione, tali da giustificare continui e persistenti rialzi dei tassi, sembrano invece stridere di fronte alla pubblicazione dei dati delle ultime settimane, dal Pil alla fiducia dei consumatori, compresi quelli di ieri, relativi ai disoccupati settimanali e alle spese per consumi, numeri decisamente negativi e che evidenziano un calo della congiuntura Usa molto a simile a quello delle altre aree del primo mondo, come Europa e Uk. Le spese personali sono cresciute dello 0.2% su base mensile a Maggio, contro attese di +0.4% e un dato precedente a +0.9%.La spesa corretta per l’inflazione è invece scesa dello 0.4%, il primo calo del 2022, segno che l’impennata dei prezzi sta pesando sui consumi delle famiglie americane. Anche i disoccupati settimanali sono saliti a 231 mila unità così come il Chicago Pmi si è contratto a 56 punti contro un consensus di 58, I numeri stanno chiaramente evidenziando un calo della congiuntura, che per ora appare sotto controllo, e che probabilmente ancora non preoccupa le autorità monetarie, ma rappresenta certamente un campanello di allarme da cui la Fed potrà prendere spunto per eventualmente diminuire il ritmo di rialzo dei tassi. Sul mercato invece, questi dati hanno cominciato a creare delle conseguenze di un certo rilievo, un ritorno del risk off, con un dollaro che resta forte contro le oceaniche, in parte contro Euro e sterlina, mentre corregge molla decisamente contro Jpy. La prima caratteristica di un mercato che torna in avversione al rischio, è proprio quella di perdere il proprio naturale dollaro centrismo e i movimenti di questa notte ne sono l’emblema. In ogni caso, per ora, le discese del biglietto verde sono state esclusivamente piccole correzioni che sono state velocemente smentite da nuovi rialzi. Da un punto di vista meramente tecnico però, cominciano ad intravedersi divergenze importanti a favore dello Jpy, sui grafici giornalieri, così come gli eccessi su EurUsd e Cable potrebbero favorire una correzione. Le oceaniche hanno ceduto di schianto nella notte, alimentate da un aumento della paura della recessione che ha spinto il UsdJpy a 135.00 dal 136.40 di ieri. Rotti i supporti chiave posizionati a 0.6830 e 0.6200, per AudUsd e NzdUsd, soprattutto in ragione di una liquidazione di posizioni long di AudJpy e NzdJpy. Lo Jpy quindi, sembra decisamente rafforzarsi (e ricorderete che qualche giorno orsono avevamo richiamato la divergenza ribassista su EurJpy e UsdJpy su base giornaliera) e secondo noi la ragione è la paura che comincia a colpire i mercati in modo significativo. Un esempio è anche fornito dal movimento di EurChf, sceso per la prima volta sotto la parità dal 2015, e anche questa è una notizia. Interessante anche la dinamica del prezzo del petrolio, tornato nelle vicinanze dei 100 dollari al barile, legate ovviamente al possibile calo della domanda derivante dalla probabile recessione in molte aree. Il calo dei consumi negli Usa pesa certamente sul calo dell’oro nero. L’eventuale rottura di quota 100 potrebbe spingere i prezzi sul supporto chiave a 92.00, la cui rottura a nostro avviso sgonfierebbe quasi definitivamente i prezzi, riportandoli probabilmente intorno ai 60 70 dollari. Attenzione quindi alle dinamiche di questi giorni, perché una caduta del UsdJpy, potrebbe anche innescare i mercati azionari, ovviamente al ribasso. Buon trading e buon fine settimana.
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