DOLLARO SOTTO PRESSIONE DOPO I VERBALI DELLA FED
Le minute della Fed aprono uno spiraglio ad un allentamento della politica monetaria restrittiva. Nel comunicato si legge che la maggioranza dei Governatori all'interno del Board ha espresso incertezza sul livello finale del tasso dei fondi federali richiesto per contenere l'inflazione (i Futures ora scontano un picco tassi al 5%), ma ciò appare comunque come un segnale di rallentamento della politica restrittiva rispetto al decisionismo che invece aveva caratterizzato le riunioni precedenti. Sono emersi però segnali, ancorchè insufficienti, di rallentamento dell'inflazione. E in aggiunta, una buona parte rappresentanti del board ha espresso l'opinione secondo la quale un rallentamento del ritmo di aumento dei tassi sarebbe appropriato. Il mercato ora si aspetta almeno due rialzi da 50 punti base ma non molto di più con i Fed Funds che potrebbero fermarsi intorno al 5%. Il dollaro ha ceduto terreno contro le principali valute, scendendo ancora, con un movimento che se lo valutassimo nei soli mesi di ottobre e novembre sarebbe molto simile a quanto abbiamo visto dopo la pandemia, quando la grande salita della divisa Usa fu ribaltata senza grandi correzioni e in relativamente breve tempo. L’EurUsd da 0.9532 del 28 settembre è salito quasi il 9% arrivando ad un massimo di 1.0480 il 15 Novembre, mentre la Sterlina ha fatto ancora meglio, circa il 15% da quel famoso lunedì 26 settembre quando scese in flash crash a toccare 1.0320. Insomma, movimenti importanti che dimostrano come le accelerazioni ribassiste abbiano rappresentato il momento finale di un movimento di lungo periodo ormai arrivato al capolinea. Ora, se gli Usa dovessero entrare in recessione, il mercato potrebbe ulteriormente spingere al rialzo i listini azionari, e contemporaneamente affossare il biglietto verde, mentre le materie prime potrebbero scendere in ragione di un calo della domanda inevitabile. A quel punto le banche centrali dovrebbero reagire abbassando il costo del denaro, altrimenti la correlazione attuale andrebbe a farsi benedire, con le borse che proprio a causa di una recessione non prevista, potrebbero girarsi al ribasso, modificando così il paradigma “bad news is a good news” che abbiamo seguito fino ad oggi. E la crescita diventerebbe il primo elemento da osservare, indipendentemente dall’inflazione. Ma non siamo ancora a quel punto, e per il momento invece, l’analisi vede ancora un mercato che segue il mantra attuale, che è mettere un freno alla corsa dei prezzi, a qualunque costo. Sul fronte analisi tecnica, notiamo anche un UsdJpy tornato sotto quota 139.00 con i prezzi che, nel caso di rottura del supporto precedente a 137.60, potrebbe accelerare impulsivamente e raggiungere obiettivi più ambiziosi in area 135.40 ma senza escludere anche quota 130.00. Interessante anche osservare le oceaniche ma soprattutto NzdUsd che ha rotto la ema a 200 giorni e ora punta decisamente a 0.6480. Sul fronte dati, ricordiamo che oggi è il giorno del ringraziamento negli Usa, per cui i mercati saranno chiusi dal primo pomeriggio in avanti. Ma questa mattina è atteso l’Ifo tedesco, relativo ai diversi aggregati macro, dati dalle aspettative, le condizioni attuali e il sentiment sul business. Le attese sono negative, ma chissà se questo basterà per vedere una discesa della moneta unica che invece appare ben impostata al rialzo. Buona giornata.
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