DATI USA POSITIVI, AZIONARIO SUI SUPPORTI CHIAVE.
Dagli Stati uniti continuano ad uscire dati migliori del consensus, numeri che alimentano la discesa dei mercati azionari e per correlazione, la salita del dollaro. A comandare però, come ribadito pure ieri, sono i listini che scivolano non solo perché gli investitori temono una discesa dell’equity, ma anche perché appare evidente uno spostamento degli asset verso l’obbligazionario, che comincia ad offrire rendimenti interessanti sul reddito fisso. Ciò significa che gli investitori temono l’effetto del prolungato rialzo del costo del denaro sull’economia reale, cioè iniziano ad aver paura di una futura probabile recessione, e anche se oggi i dati macro continuano a mostrare una certa resilienza, confermata anche ieri dai numeri statunitensi, qualcuno comincia ad avere paura. L’indice fear and greed è sceso a 60, e anche se resta sopra la soglia fatidica di 50, che indica neutralità, ha iniziato un percorso discendente. L’indice vix dal canto suo, è tornato sopra quota 20. Wall Street ha chiuso leggermente negativa,anche se ad un certo momento le perdite sembravano pesanti, e rischia di chiudere negativa per la quarta settimana consecutiva sul Dow, per la seconda sul Nasdaq e per la terza sull’S&P 500. Il mercato dei cambi, dal canto suo, ha evidenziato una debolezza caratterizzata letteralmente da uno scivolamento lento dei prezzi dei principali rapporti di cambio contro dollaro, con EurUsd che ha chiuso in area 1.0580, e il Cable a ridosso di 1.2000. Solo il Usdjpy ha trovato ancora un muro invalicabile per ora in area 135.20 30, ed è tornato sui primi supporti. La ragione è legata all’uscita del dato questa notte relativo all’inflazione, salita al 4.3% nel mese di Gennaio. Si tratta del dato più alto, pensate, dal 1981, ed è legata all’aumento delle materie prime importate e dalla debolezza dello Jpy. Tornando ai dati Usa, segnaliamo che i disoccupati settimanali sono scesi a 192 mila contro attese di 200 mila, mentre i continuing claims sono anch’essi diminuiti a 1.654 milioni. La seconda rilevazione del Pil del quarto trimestre poi ha evidenziato un calo al 2.7% che comunque rimane decisamente positivo. Dati che come dicevamo, confermano la resilienza degli aggregati Usa, il che porterà ad un inasprimento ulteriore della politica monetaria. Fare previsioni sui principali rapporti di cambio non è semplice, ma se consideriamo questi rialzi del dollaro all’interno di uno scenario di più lungo periodo che invece sembrerebbe portare ad una discesa della divisa Usa, allora dovremmo cercare quei livelli che potrebbero rappresentare un obiettivo di questa correzione positiva per il biglietto verde. Se osserviamo il dollar index, ovvero il paniere del dollaro, intravediamo degli obiettivi in area 104.80, non lontani dai livelli attuali di 104.40, e oltre a tale resistenza, dobbiamo segnalare anche 105.40 e 106.70. Il che significa movimenti di un paio di punti percentuali rispetto ai livelli odierni. Oggi si conclude una settimana particolare, caratterizzata da scarsa volatilità, ma l’attenzione sarà rivolta ai dati tedeschi sul Pil del quarto trimestre 2022, e ai dati Usa sul Pce, vera misura dell’inflazione. Questi dati potrebbero fornire la benzina necessaria per muovere i prezzi durante la seduta odierna. Buon trading e buon fine settimana.
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