DALL’ASIA TORNA LA TENSIONE
Ci avviciniamo alla fine di un mese di Novembre che è stato caratterizzato così come Ottobre, da un ritorno dell’appetito al rischio, che si è evidenziato sui mercati e che ha portato alla ripresa dei mercati azionari accompagnati ad un ridimensionamento delle materie prime. Sul fronte dei cambi, la correlazione intermarket ha portato ad una discesa del biglietto verde dopo mesi e mesi di arrampicata che aveva messo sotto pressione in particolar modo Jpy, Euro e Gbp. Anche a causa di un tasso di cambio debole (aumento dei prezzi alle importazioni), l’inflazione in queste aree ha cominciato a salire prepotentemente, arrivando anche a superare quella americana, cosicchè anche le banche centrali europee e inglese, hanno alzato i tassi di riferimento, seguendo le orme della Fed. A fine settembre poi, soprattutto in ragione dell’uscita di dati Usa che cominciavano a risentire dei molteplici rialzi del costo del denaro, i mercati azionari hanno cominciato un recupero che si protrae ancora oggi, specie dopo i dati Usa sull’indice dei prezzi al consumo, generando così una accelerazione al ribasso della divisa Usa contro tutte le divise concorrenti. Il petrolio è arrivato sui supporti e nell’ultima settimana anche l’Oro ha dato segni di vita. A questo punto, vedremo se il mese di Dicembre, potrà continuare a fornire indicazioni di rallentamento economico un po’ ovunque, fornendo nuova possibile spinta ai mercati azionari (l’ormai arcinoto mantra “bad news are good news”) ed eventualmente insistere nella discesa di materie prime e dollaro. Ma al di là delle possibili indicazioni macro e dell’attuale tendenza, che potrebbe peraltro subire un arresto se i banchieri americani insistessero nel voler alzare il costo del denaro, (come hanno fatto capire nell’ultima settimana), l’analisi quantitativa e tecnica suggerirebbe, dai livelli attuali, qualche correzione rialzista della divisa americana ed eventualmente anche qualche pull back dell’azionario. E a tal proposito la settimana entrante potrebbe fornirci ulteriori indicazioni, in quanto Mercoledì è atteso l’intervento di Jerome Powell alla Brookings Institute, e un suo eventuale atteggiamento rialzista sui tassi, potrebbe modificare lo scenario degli ultimi due mesi. Ma oltre all’intervento di Powell, l’attenzione degli operatori si concentrerà sui Non Farm Payrolls venerdì prossimo, ovvero il rapporto sui libri paga del settore non agricolo, attesi intorno ai 200 mila e una disoccupazione che dovrebbe attestarsi intorno al 3.7%. Eventuali dati positivi potrebbero spingere la Fed a rimanere hawkish (falco) sui tassi. Vi sono però altri appuntamenti importanti come i Pmi del settore manifatturiero e fiducia dei consumatori. Senza dimenticare poi altri numeri attesi e relativi ad altre aree, come l’inflazione in Eurozona, Pil in Canada, e Pmi manifatturieri per Cina, Canada, e Australia. La sfida resta sempre la stessa, ovvero quella tra appetito e avversione al rischio (risk on contro risk off). Tecnicamente ci aspetteremmo qualche seduta correttiva a favore del biglietto verde, abbiamo ricordato, ma per ora, limitata, in ragione del fatto che tecnicamente, e anche osservando banalmente delle medie mobili su base giornaliera, l’inversione del trend pro dollaro sembrerebbe ormai una certezza, considerato che i prezzi hanno violato anche la ema 200 giorni e la ema 21 ha incrociato quella a 100 (al rialzo per i cambi come EurUsd, Cable, AudUsd e NzdUsd e al ribasso per UsdJpy e UsdCad). Nella notte però i mercati asiatici sono scesi in ragione delle proteste in Cina contro le rigide restrizioni Covid, che hanno fatto seguito all’aumento dei casi e dei decessi. Il sentiment, nel breve periodo, sembra invertire la rotta e potremmo, già da oggi, vedere qualche tensione e un ritorno del risk off. Buona giornata.
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