ATTESA PER L’INFLAZIONE AMERICANA
Giungiamo alla conclusione di questa settimana che è preludio alle tanto attese banche centrali, con la pubblicazione alle ore 14.30 (ora italiana) dei dati sull’inflazione americana.
L’indice dei prezzi al consumo su base annuale è atteso al 6.8% rispetto ad un già altissimo +6.2%, il che porterebbe l’inflazione a stelle e strisce al livello più alto da quando Ronald Reagan era presidente nei primi anni '80, e nella vita della maggior parte degli americani.
In questo 2021, sono cresciti anche i salari medi, se pur mantenendosi ampiamente sotto il livello inflattivo, ma generando comunque forti preoccupazioni da parte della FED che si vede oramai costretta ad una politica più aggressiva, in preparazione di un 2022 altrettanto teso.
Salgono dunque anche le aspettative per l’appuntamento della prossima settimana con Powell, per capire quali saranno i piano della FED per raffreddare un economia in chiara espansione, soprattutto dopo che le nubi di incertezza legate alla variante omicron sembrano diradarsi.
Anche il comparto equity, che sembrava voler negare il consueto rally di natale, non più di una settimana fa, dopo aver fugato le incertezze su potenziali nuovi blocchi da variante omicron, si è riportato non lontano dai livelli di massimo, con estrema rapidità.
Resta cauto il comparto valutario, che va verso una chiusura di settimana con le valute oceaniche in netto recupero, a fronte delle pesanti perdite della scorsa settimana.
Il dollaro australiano , che al momento resta la valuta migliore del panorama majors, segna un +2.20% medio , con il cambio originale audusd a ridosso delle aree di 0.71 e ¾ , e con gli operatori retail ovviamente in posizione short al 68% , contrarian alla forza espressa nell’ultima settimana di contrattazione.
Forza anche per il dollaro neozelandese , e per il dollaro canadese, che segna un più modesto +0.82% medio, portando anche in questo caso i traders retail a prendere posizione contrarian short per il 61% di loro.
Debolezza per le valute rifugio, con lo yen giapponese che perde il -1.12% medio e il franco svizzero con un -1.20% medio.
Il cambio originale eurusd resta stabile a 1.1290, ancora all’interno del range di prezzi dettato dall’ultimo intervento di Powell che ha visto un massimo a 1.1375 e il minimo a 1.1233, ciò nonostante i retail sembrano esprimere sentiment long sulla moneta unica, posizionandosi sul cambio originale al74% long e sull’intero basket euro long al 73%.
Decisamente più neutrale la posizione sul dollaro americano, dove i retail restano in maggioranza short , ma solo al 64% esprimendo chiaramente l’attesa da parte degli operatori per i dati di oggi pomeriggio.
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Buona giornata e buon trading
Salvatore Bilotta
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