Panetta: “Durante la crisi finanziaria le banche centrali nell’area dell’euro si sono infatti trovate a dover sostenere per intero l’onere di stimolare la domanda, al fine di evitare che la recessione si trasformasse in una depressione. Di fatto, le politiche monetarie non convenzionali adottate in quella fase sono state in qualche misura la conseguenza delle politiche di austerità fiscale… La dinamica degli investimenti pubblici – sia lordi sia netti – è stata inoltre prociclica, registrando un calo durante la crisi finanziaria e quella del debito sovrano. In particolare, tra il 2011 e il 2019 i governi europei hanno investito circa 500 miliardi di euro in meno rispetto agli anni tra il 2000 e il 2009… Negli ultimi due decenni l’economia della UE ha fatto eccessivo affidamento sulla domanda estera e ha penalizzato la domanda interna, al contrario degli Stati Uniti. Le controversie commerciali e gli shock globali rendono però questa strategia di crescita meno sostenibile e più rischiosa. In prospettiva, la UE dovrà rafforzare la domanda interna e valorizzare il mercato unico.”
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