CRESCE L’ATTESA PER LA FED.
La seduta di ieri, Lunedì 25 luglio, si è rivelata la classica sessione operativa caratterizzata da incertezza, e probabilmente aggiustamenti di posizioni, con movimenti poco significativi e bilaterali, in un mercato che attende con trepidazione la decisione della Fed di mercoledì sera 27. Neppure i dati usciti in mattinata dalla Germania e nel pomeriggio dagli Usa, sono riusciti a scalfire un trading range all’interno di parametri e livelli già testati più volte. Le materie prime sono rimaste stabili, mentre il mercato azionario si è mosso anch’esso in poche decine di tics. Sul fronte notizie, quella più rilevante, capace di smuovere di qualcosa i prezzi, è stata quella relativa alla decisione di Gazprom di chiudere un altro motore del gasdotto Nord Stream 1, il che ha causato la discesa di EurUsd che era arrivato fino a 1.0260 durante la sessione europea e poi sceso repentinamente in area 1.0200 in concomitanza con la stessa. E pensare che in mattinata, la pubblicazione dell’Ifo, ovvero l’indice del settore industriale tedesco, aveva mostrato un declino a 88.6 nel mese di Luglio, il livello più basso da oltre due anni e al di sotto del consensus di 90.2, in ragione dei prezzi più alti dell’energia e la minaccia dei razionamenti di gas che pesano e peseranno sulla congiuntura tedesca. Nel pomeriggio i dati Usa relativi al Chicago National Activity Index e al Dallas Fed Manifacturing Index, hanno evidenziato un calo rispetto al consensus a -0.19 rispetto ad attese di 0 e a -22.6 rispetto ad un consensus di -22. Ma neppure questo numero era riuscito a smuovere i prezzi in modo significativo. Sul fronte prezzi delle materie prime, petrolio stabile a 95.5 dollari al barile (Wti) mentre sulle principali coppie valutarie, leggera ripresa per UsdJpy tornato a 136.70 dopo i minimi visti in area 136.00 e un Cable ripiegato in area 1.2020 dopo aver visto 1.2070. Insomma leggero recupero del biglietto verde dopo qualche seduta correttiva, segno probabilmente di aggiustamenti di posizioni in attesa di mercoledì. C’è però un minimo comune denominatore che non possiamo dimenticarci di segnalare, ovvero che il rialzo repentino dei tassi di interesse, sta avendo un impatto significativo sull’outlook macroeconomico, checché ne dicano i banchieri centrali o il segretario al Tesoro Yellen che ieri ha dichiarato di non vedere recessione negli Usa. Ma come sicuramente ricorderete, l’anno scorso di questi tempi, Jerome Powell affermava che l’inflazione sarebbe durata poco e non era strutturale. Neppure quattro mesi dopo, fu costretto a ritrattare di fronte all’evidenza. Se tanto mi dà tanto quindi, perché non attendersi uno scenario simile, anche se ribaltato come numeri ? Detto ciò, le nostre sono solo ipotesi che facciamo e non abbiamo certo la pretesa di saperne più della Fed. Per cui seguiamo i mercati e aspettiamo la decisione di mercoledì che indicherà la strada che, questi ultimi, intraprenderanno nei prossimi due mesi. Sarà ancora forza preponderante di dollari oppure no ? Le materie prime romperanno i supporti di medio e lungo termine ? Tornerà la paura di recessione sui mercati, causando un ritorno prepotente del risk off anche sulle valute, e con uno Jpy in rialzo ? Le borse hanno ancora spazio per scendere ? Non sarà certo la decisione del prossimo mercoledì a fornirci tutte le risposte alle suddette domande, ma certamente, dalle parole di Powell vi saranno indicazioni importanti per comprendere le dinamiche dei mercati nei prossimi due mesi. Ecco perché la Fed rimane il market mover più significativo del mercato. Buona giornata e buon trading.
Saverio Berlinzani
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