Indici PMI USA snobbano ancora i venti di una probabile recessione
Ieri pomeriggio è stata la volta della diffusione in America dei Purchasing Managers Indexes (PMI). Si tratta di indicatori che forniscono un giudizio sintetico sullo stato di salute del settore privato, sia manifatturiero (Manufacturing PMI) che dei servizi (Services PMI). Essi vengono elaborati dall’istituto Markit Goup sulla base di indagini mensili e sono espresso in termini percentuali. Un valore inferiore al 50% indica una contrazione dell’attività. Un valore superiore a 50 indica un’espansione del trend.
Uno dei meriti di questo tipo di indagine sta nella valutazione di dati reali (ordini, scorte merci, vendite, ecc.), raccolti dai quesiti rivolti ai diretti responsabili delle companies per verificare le condizioni economiche del settore. Trattasi dunque una ricerca di carattere diverso da quella sondaggistica, che al contrario si fonda sulle “opinioni” generali degli esperti o sulla fiducia professata dai consumatori e dalle aziende.
Uno dei limiti di questo metodo è invece ravvisabile nel fatto che, in passato, il settore manifatturiero era un benchmark estremamente vitale delle economie globali, specie negli USA, mentre oggi ha perso buona parte della sua importanza.
Secondo le stime preliminari, il Manufacturing PMI è salito a settembre a 51,8 da 51,5 di agosto, battendo le previsioni del mercato che prevedevano un valore di 51,1 (v. chart 1). Insomma, il dato si mantiene pervicacemente sopra la soglia dei 50 punti, malgrado le mazzate monetarie che calano dalla Fed sulle attività produttive, pur avendo conosciuto esattamente un anno fa momenti certamente più esaltanti.
Anche l'aspetto previsionale dell'indice, da qui a luglio 2023, non riesce a peggiorare ulteriormente la view ma soltanto a migliorarla di qualche centesimo di punto (chart 2).
Anche il Services PMI si apprezza, saltando dal precedente rilascio di 43,7 ai 49,20 (dato atteso 45, v. chart 3).
Le previsioni a un anno appaiono molto più ottimistiche visto che ipotizzano un ritorno dell'indice tra i 50 e i 55 punti (chart 4).
Da un punto di vista grafico, noi di UPNDW.COM portiamo a casa, nelle more, anche il secondo target sull'S&P 500 che avevamo indicato in precedenza su questa pagina (3722) e annotiamo come il prezzo abbia di fatto ritracciato tutto il rialzo partito dallo scorso 17 giugno facendo segnare, in chiusura di ottava, un doppio minimo rispetto a quella candela (v. chart 5).
Sotto questo supporto resta poco altro da monitorare: 3590, area di passaggio della ma200 weekly la cui effrazione condurrebbe ai 3500 tondi. Ma non sarebbe un bel vedere. Intanto una leggera divergenza rialzista fa capolino sull'Rsi. Se siamo alla fine del ribasso lo capiremo osservando la reazione dell'indice soprattutto a partire da ottobre.
Perchè da ottobre? Il grafico che vi mostriamo di seguito, elaborato da All Star Charts, sintetizza nella linea celeste la comune stagionalità annuale, il ciclo presidenziale e il ciclo decennale a partire dal 1950. In rosso invece l’andamento degli ultimi due anni dello S&P500. Appare chiaro che lo storico mostra la possibilità di una ripresa mediana dell'equity nell'ultimo trimestre dell'anno come pure accaduto negli ultimi 70 anni. Dato peraltro ben noto ai più navigati dei nostri lettori (v. chart 5 bis).
Allo stato resta null'altro che una speranza anche perchè l'MSCI All Country World Equity Index, come paventato in uno dei nostri ultimi articoli, minaccia di abbandonare definitivamente area 593, zona di attraversamento della ma50 mensile (v. chart 6).
All the best
dott. Massimo Moschella
Professional Trader & Teacher at Cpe Trader
Il presente articolo è stato scritto a titolo esclusivamente informativo e didattico. Le indicazioni di finanza, macroeconomia, politica economica e di qualsiasi altra natura, presenti su questo spazio, benché frutto di analisi scrupolose, possono essere errate e non rappresentano in alcun modo un invito all’investimento. Il presente articolo non è uno spazio dedicato alla consulenza economico-finanziaria in quanto non vengono fornite delle raccomandazioni personalizzate e dunque non costituisce né vuole costituire sollecitazione, offerta, consiglio, consulenza o raccomandazione all'investimento. In quanto tale non vuole incentivare in nessun modo alcun tipo di operatività su assets finanziari. Si ricorda che ogni raccomandazione non è personalizzata (e quindi non si tratta di consulenza) quando viene diffusa al pubblico e viene espressa in modo generico, come in questo caso. In ogni caso il trading di valori finanziari è altamente rischioso e pertanto ogni decisione di investimento e il relativo rischio rimangono a carico del lettore.
Per relazioni tecniche, analisi, report e sessioni di coaching one to one potete scrivere a: massimomoschella@libero.it