IL MERCATO DEL REDDITO FISSO A LUGLIO.
Come da nostre prescrizioni passate, il saldo del mercato azionario del primo semestre è risultato terribilmente deludente; ma anche gli amanti del reddito fisso hanno sofferto le pene dell'inferno, soprattutto alla luce della natura presuntivamente “risk free” di questi asset. L’indice Bloomberg, che
include le cedole intascate negli ultimi sei mesi, ha conseguito una perdita del 10.6%. Negli ultimi 45 anni soltanto un’altra volta è andata peggio.
La differenza sta essenzialmente nel fatto che nel 1980 il ciclo dell’inflazione conosceva il suo apice, mentre oggi sembrerebbe appena partito. Il condizionale ci appare d'obbligo. E infatti negli
ultimi giorni, in verità, le attese sulla crescita dei prezzi si sono ridimensionate; ma soltanto perchè si fanno più concrete le avvisaglie di una nuova recessione che spingono a prezzare un sensibile calo
della domanda.
Resta da appurare se e in che misura ciò calmiererà i propositi della Fed.
La prospettiva di un rincaro da 75 punti base a luglio adesso è prezzata dal mercato con una probabilità del 71%. Era dell’88% martedì e del 90% sette giorni fa. Allo stesso tempo la probabilità che il Fed Funds Rate (FFR) sia aumentato a settembre di tre quarti di punto è precipitata al 12% dal 47% di lunedì. E il tasso 5y5y è passato dal 2,48 al 2,12%. Il core Personal Consumption Expenditure deflator (core PCED) ha confermato questi dati ripiegando per il terzo mese consecutivo.
Tuttavia, allo stato, sembra difficile ipotizzare che l’inflazione negli Stati Uniti possa scendere di molto al di sotto dell’8% prima delle elezioni di medio periodo attese per l’inizio di novembre.
Questo raffreddamento dei bollenti spiriti avviene principalmente per effetto di un deterioramento del quadro macro che mette naturalmente in discussione le generose previsioni di utili delle trimestrali ora alle porte.
E' un fatto oggettivo e inusuale che, per la 29esima settimana consecutiva, i ribassisti superano i rialzisti nell’ambito del sondaggio condotto da AAII. Un dato che sconfessa la liturgia della lettura contrarian suggerita per gli indicatori di sentiment. Potrebbe dunque partire un rimbalzo anche alla luce della stagionalità del mese di luglio che concederebbe ancora qualche chance ai rialzisti. Il condizionale è assolutamente d'obbligo. Lo S&P500 è salito a luglio in ben 10 degli ultimi 12 anni. Più precisamente, stiamo transitando da un ciclo negativo ad un positivo di breve periodo. Questo rende credibile al momento il conseguimento di un minimo ciclico che attendevamo agli inizi del mese. Ragion per cui la prossima scadenza del 20-21 luglio potrebbe intercettare un “massimo”, pur se fra ragionevoli alti e bassi. Ma non c'è da scommetterci la casa.
La combinazione di tassi in crescita e dollaro robusto sta generando non poche pressioni sull’economia americana. L’ISM Index a giugno ha deluso; il dato generale si mantiene ancora sopra l’asticella dei 50 punti, ma il rapporto fra nuovi ordini e scorte è adesso ben inferiore al 90%. Le più recenti recessioni essendo maturate esattamente in simili condizioni (v. chart).
E dovrebbe andare peggio nei mesi a venire.
Nel confronto anno su anno, anche i PMI manifatturieri europei confermano un disagio in essere da tempo: almeno da marzo, quando anche l’ultimo misuratore è scivolato sotto lo zero in termini di confronto rispetto all’anno precedente (v. chart).
Anyway, anche il posizionamento dell'usd e dei rendimenti dei Treasury nell’ambito del range degli ultimi cinque anni, definisce una condizione che rende altamente probabile una recessione in tempi brevi.
Soltanto in due occasioni una contrazione di mercato superiore al 20% dai massimi, non è stata seguita da una formale recessione entro i dodici mesi successivi.
Nel frattempo, la curva dei rendimenti americana torna ad appiattirsi.
E questa volta il fenomeno riguarda anche lo spread 10Y/3M che ha assunto da alcune settimane una vistosa inclinazione negativa. Addirittura nell’arco di 38 giorni la distanza si è ridotta di oltre 100 punti base: un fenomeno che ha chiaramente dell’eccezionale (v. chart).
Abbiamo posizionato un’asticella a -90 punti base, ma anche in questo caso i precedenti si contano sulle dita di una mano. Emergono gli episodi del 2000 e del 2007, che segnalarono effettivamente una difficoltà nella congiuntura che di lì a breve sarebbe sfociata in aperta recessione.
Il grafico weekly del T-note a 10 anni ci ha consentito da tempo di identificare una resistenza chiave in area 121 coincidente con il passaggio della ma 20. Una chiusura superiore autorizzerebbe a targetizzare i 122 e poi i 123; in ultima analisi i 125 (v. chart).
In ogni caso è bene precisare che gli indicatori non si sono portati ancora in zona di forza; da questo punto di vista il semaforo resta rosso.
Tutto da rifare in caso di violazione del supporto posto a 117 con probabile scivolamento del prezzo a 115 e poi a 113.
Del Btp Italia abbiamo indagato il grafico daily. Ictu oculi 125 è zona di resistenza importante coincidendo con il passaggio della ma 50. Se vi sarà scavallamento ciò autorizzerà un long almeno fino a 129 con possibilità di estensione a 131,50-132 (v. chart).
La perdita dei 118,75 respingerà il prezzo a 114. Da lì si rivaluterà il panorama.
In ogni caso il Ray Indicator non è ancora giunto a fine corsa per ripartire con convinzione (v. chart).
All the best
dott. Massimo Moschella
Professional Trader & Teacher at Cpe Trader
Per relazioni tecniche, analisi, report e sessioni di coaching one to one potete scrivere a: massimomoschella@libero.it
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