FICO FICO
È stato ufficializzato il 20 Settembre poco prima dell'apertura di Borsa, l'ingresso della Investindustrial di Andrea Bonomi nel capitale di Eataly con una quota di maggioranza. Il finanziere milanese, nipote di Anna Bonomi Bolchini, tramite i suoi fondi di private equity rileverà il 52% dell'azienda con 140 Milioni di euro da 2 soci (Famiglia Miroglio e Famiglia Farinetti), l'altro socio (Tamburi) non cede quote e si consolida.
Inoltre Bonomi sottoscrive un aumento di capitale da 200 milioni di euro. Cosí facendo assume il pieno controllo di Eataly Spa.
Qui il vecchio assetto azionario:
FARINETTI con Eatinvest possedeva il 59%
TAMBERI con Clubitaly il 20%
Filangieri/Miroglio 20%
Coop Alleanza 3.0 e Giulio Napoli 1%
Qui il nuovo assetto azionario:
BONOMI con Tecnoinvest passa al 52%
FARINETTI con Eatinvest passa al 16%
TAMBERI con Clubitaly rimane al 20%
Filangieri/Miroglio scendono al 12%
Coop Alleanza 3.0 e Giulio Napoli escono
Finisce cosí la saga Farinetti Oscar e del figliolo Natale a cui il padre aveva lasciato (nel 2016) le redini dell'azienda, non prima di essersi staccato un assegno da 35 milioni a titolo di buona uscita.
L'iniezione di capitale si è resa indispensabile in quanto i soci di minoranza (Tamburi/Miroglio/ Coop) erano stanchi di rimetterci quattrini per seguire le fantasie di Farinetti padre e figlio che si sono dovuti fermare per limiti contabili.
Il loro sogno era fatturare una miliardata per quotarsi a Piazza Affari con un bilancio decente, ma si trattava di un obiettivo troppo ambizioso. È toccato loro vendere e accontentarsi di una quota marginale e di una carica rappresentativa residuale.
Nel 2013, al culmine del successo mediatico (quello imprenditoriale non è mai arrivato) Oscar Farinetti aveva auto-valutato Eataly tre miliardi. È il periodo in cui lo si vede ovunque, stampa, TV, congressi, in tour con Baricco per accreditarsi come il guru della enogastronomia. Cerca anche di accreditarsi come l'imprenditore illuminato, difensore degli oppressi e della soppressa Dop, sempre d'accordo con il benpensantismo di una sinistra illuminata e golosa... La Gauche Caviar in salsa langarola.
Nessuno che esamini il suo progetto di business con una logica analitica e tutti lì a bersi la narrazione Farinettiana che predica benissimo e nel frattempo arriva a inserire fino al 25% di stagisti nei suoi store italiani senza mai confermarne uno. Per anni.
Mano d'opera a costo zero con il placet degli Istituti Alberghieri che prestano gli allievi per fargli fare i 15 giorni a cavallo di Natale e 2 mesi a Primavera quando aprono i Dehors.
In una famosa intervista all'indomani dell'incarico ricevuto da Beppe Sala per la gestione (a canone ZERO❗) della ristorazione dell'Expo 2015, Oscar promise che sarebbe andato in Borsa a partire dal 2014.
Ma il 2014 trascorse senza che Piazza Affari vedesse la due-diligence economico finanziaria e legale di Eataly.
«Arriveremo con i tempi giusti», disse Oscar alla vigilia del suo sessantesimo compleanno (il 22 Settembre 2014), per giustificare il ritardo «ma è lampante che si debba andare in questa direzione». E si perchè le banche già iniziavano a preoccuparsi e l'iniezione di denaro da tanti piccoli azionisti era l'obiettivo grosso a cui mirava Oscar.
Nel 2015 assolda Andrea Guerra uscito da Luxottica e lo rende A.D del gruppo.
Guerra ci prova forzando la mano con un annuncio per il 2016: «Andiamo in Borsa con un miliardo di ricavi».
Inutile dire che l'obiettivo fallì.
Guerra, dopo 3 anni di tentativi lascia il gruppo. Nel gruppo Eataly (diventato una Spa nel Gennaio 2021) è entrato nel frattempo Giovanni Tamburi con Tip Investiment e un pacchetto rilevante di azioni, il 20%.
Con l'uscita di Guerra, Giovanni Tamburi diventa nervoso
Ad accendere il faro sulla validità di Eataly, i bilanci magri e il flop clamoroso di Fico. Nonostante molte agevolazioni, la Disneyland del Cibo non ha mai dato soddisfazioni (solo il 15% del fatturato atteso) al punto che la stessa Coop Alleanza 3.0 (socia di Eataly) comincia a dubitare. Del profitto, meglio non parlare...Fico ha bruciato altri 8 milioni nel 2021 ed è stato necessario un primo aumento di capitale da 5 milioni. Al punto che nell'aprile 2021 Tamburi (20% delle azioni) punta i piedi e ottiene la nomina di Alessandra Gritti (A.D. di Tamburi Investment) a presidente del gruppo.
Nel 2021 si rende necessario un aumento di capitale di 25 milioni che ha fatto seguito a un altro da 61 milioni concluso poco prima con la trasformazione di Eataly da Srl a Eatinvest Spa con Nicola Farinetti nel ruolo di A.D.
Ruolo che ora dovrà lasciare accettando una presidenza assai depotenziata.
Oggi Eataly è una realtà da 464 milioni di fatturato (chiusura 2021)con una profittabilità problematica: ebitda negativo di circa 14,6 milioni, e un pesante indebitamento finanziario netto è pari a 116 milioni.
Le cause sono note: una serie di investimenti faraonici del passato (sede milanese Teatro Smeraldo e sede Romana all'Ostiense) e più recenti (FICO : La Disneyland del cibo).
Attualmente ha 44 negozi in 15 Paesi tra cui Stati Uniti, Emirati Arabi Uniti, Giappone e Brasile, ma con un conto economico cisí malmesso Piazza Affari è un miraggio.
Con l'ingresso di Bonomi e il conseguente aumento di capitale si azzera l'indebitamento finanziario netto della società per massimizzare la flessibilità finanziaria. La gestione affidata a manager meno "onirici" e più pratici non potrà che portare benefici per le sorti di un gruppo affidato a una famiglia che ha generato dopo 19 anni di conduzione, solo utili negativi e molto debito.
Nella Foto Oscar Farinetti davanti all'Ex Teatro Smeraldo appena sventrato e ristrutturato nel 2014 con un investimento Monstre di 115 Milioni. Ne ricaverà solo 60 dal gruppo Coima nel gennaio 2022.
Giulio Galletti