VENDITE SI , MA SENZA PANICO!
ANALISI COT REPORT del 15.05.2022
Eccoci alla consueta rubrica settimanale dedicata all’analisi del posizionamento dei large speculators sui futures finanziari, questa settimana il quadro inter-market ci sembra evidenziare una chiara volontà di riposizionamenti dei portafogli, ma senza evidenziare nessun sentiment di panic selling, piuttosto diremmo che il mondo della finanza si sta riallineando all’economia reale.
Il mondo valutario, nostro termometro preferito per la valutazione del sentiment più ampio degli operatori, non da poi molto spazio alle cosiddette valute rifugio, ovvero yen e franco svizzero, che non godono minimamente del favore di big players, mentre solo il dollaro in questa fase di riposizionamenti, liquidazioni di posizioni, asset e rivalutazioni sembra essere asset prediletto dalle mani forti.
Mantenere i portafogli liquidi, pronti per riallocare i capitali nei migliori asset ed ai migliori prezzi, pertanto meglio mantenere i portafogli in dollari, che hanno potenzialità di rendita, grazie ai delta tasso, e sono rapidamente spendibili per riformulare portafogli di investimento.
Anche il posizionamento sui futures S&P, Nasdaq sembrano non mostrare ancora posizionamenti netti corti, segno che si vendono posizioni ma in maniera cauta, lenta e si cercano sempre occasioni di ingresso a prezzi ritenuti ancora vantaggiosi, ma il vero panico, quello che spinge a liquidare ad ogni costo, ad ogni prezzo non è ancora nemmeno lontanamente presente sui mercati.
Accorgimento di questa settimana il comparto dei metalli, che a causa del rallentamento economico globale potrebbe vedere una forte riduzione della domanda futura, d’altra parte sembra essere questo il progetto delle banche centrali, abbattere la domanda, per far calare le produzioni e ridurre la domanda di materie prime, riducendone cosi i prezzi, ed i primi a risentirne potrebbero essere proprio i metalli industriali, sui quali i big players iniziano a cambiare lentamente la loro posizione.
Ma procediamo con il consueto ordine.
Idee poco chiare sulla moneta unica da parte dei large speculators, che la scorsa settimana erano posizionati netti corti con -6378 contratti, mentre questa settimana si ritrovano long con 16529 contratti.
Come l’esperienza nella lettura di questi dati ci insegna, una sola rilevazione netta long/short, non da segnale di trend, ma una sequenza più ampia di eventi determina senza meno un sentiment, e il costante ridursi dei contratti long da febbraio 2022 ha senza dubbio dettato un ritmo ribassista alla moneta unica, che ora dopo ben 6 settimane consecutive di ribasso, ai prezzi minimi di 1.04 figura, e una media 21 periodi lontanissima a 1.1020 sembra tuttavia stuzzicare l’appetito dei big plaiers. La vera strada sarà determinata nelle prossime settimane con l’avvicinarsi della riunione di luglio, nella quale molti operatori scommettono per un primo rialzo tassi da parte della BCE, che potrebbe dare allora fiato all’Euro. La domanda è se in questo tempo che ci separa da un primo rialzo tassi l’euro riuscirà a non toccare la parità con un dollaro schiacciasassi.
Quadro peggiore per la sterlina, che vede i big plaiers incrementare senza sosta il loro posizionamento netto corto, che giunge a -79598 contratti, livelli del novembre 2019, con un incremento di ulteriori 5785 contratti corti. Il cable sgiunto oramai a 1.2140, segna la sua 4° settimana consecutiva di profondo ribasso, lasciando la sua mm21 a 1.3050 , ben 9 figure più alta. Che il posizionamento delle mani forti sia spinto dalle alte possibilità di un ingresso in recessione tecnica da parte del regno unito è indiscusso, già l’ultima rilevazione del PIL 1° trimestre 2022 ha mostrato un dato in forte rallentamento, e le prospettive non sembrano migliori, soprattutto se si considerano i 4 rialzi tassi già effettuati dalla BOE. Il rallentamento economico, ‘l’iperinflazione, le difficoltà legate alla brexit sembrano creare i presupposti per una tempesta perfetta. Vedremo fino a dove si spingerà la sterlina prima di trovare un valore ritenuto adeguato dei compratori, che per ora restano alla finestra ad attendere.
La valuta ritenuta rifugio per eccellenza, al momento non da segni di panico, gli operatori, non ostante i ribassi di questo ultimo trimestre nel mondo azionario sembrano non dover ricorrere ad acquisti di yen giapponese, che resta non lontano dai minimi di periodo. I big players restano pesantemente corti con -110454 contratti, non lontano dai -100794 della scorsa settimana, dando solo negli ultimi giorni di questa trascorsa ottava, un respiro allo yen che ha segnato una sequenza di ben 9 settimane consecutive ribassiste. Anche in questo caso il movimento in atto è un chiaro eccesso soprattutto se paragonato alla mm21 periodi weekly che resta ferma a valori di 5 settimane prima.
Non ne godono le valute oceaniche, che legate ad un’economia orientale ancora alle prese con i lockdown, materie prime che iniziano a rallentare, e là dove si dovesse presentare un vero scenario di recessione globale, vedrebbero un netto calo della domanda di materie prime e quindi delle esportazioni. Il tutto non da fiducia ai big players che preferiscono posizionamenti corti con -12996 contratti questa settimana, con un incremento di ben 6358 contratti corti.
Per finire dollar index, unico vero asset rifugio in questo periodo, con i big players stabilmente long con i loro 34776 contratti, che mantengono il dollaro suui massimi di periodo, senza accennare a storni, e senza offrire prezzi di ingresso in trend più vantaggiosi dei massimi. Oramai a 105 il dollar index sembra non fermarsi, e seppur dovesse mostrare segni di ribasso tecnico fino alle aree di 101, rimarrebbe invariato il quadro tecnico di lungo che lo vedrebbe ancora buono per degli acquisti.
Indubbio qundi il contesto di eccesso che vive il mondo del valutario, e la ricerca degli storni potrebbe essere esercizio lungo e doloroso, pertanto cautela massima è da raccomandare.
Il mondo azionario come detto , non mostra nessun segno di panico, i ribassi visti sino ad oggi sembrano riposizionamenti e ridimensionamenti di portafogli tutto sommato controllati, con i big players che ancora non puntano a posizioni nette corte su S%P ne tanto meno Nadaq.
L’S&P mantiene le mani forti su posizioni nette lunghe , seppur in maniera non cosi costante da credere in un vero trend, i cambi di sentiment sono repentini e variano di settimana in settimana, pertanto cautela massima, ma niente panico. Questo è quello che ci sembra vogliano dire i mercati, ancora nessun segno di panic selling, tutti sanno che è opportuno ridurre le proprie esposizioni in asset di rischio, tutti sanno le scelte della FED a cosa porteranno, ma sembra essere un’uscita tutto sommato ordinata dai mercati, che si riallineano ad un’economia reale in difficoltà già da almeno 2 anni, ovvero dall’inizio della pandemia e ora che le banche centrali ritirano il loro sostegno, ci sembra anche doveroso una nuova fase di convergenza tra finanza ed economia reale.
Il mondo dell’Energy mostra in maniera chiara quanto fino ad ora espresso, ovvero un’uscita ordinata dei grandi speculatori da asset che al netto di un panico iniziale dettato dall’alta domanda a fronte di una scarsa offerta, vede nel prossimo futuro un riequilibrio, causato dal rallentamento della domanda globale che potrebbe portare a non poi cosi grandi vantaggi detenere asset energy in portafoglio, o almeno non a questi prezzi. Ecco che si riducono in maniera costante le posizioni nette lunghe sul crudo oil che giungono a 310803 contratti.
Per finire il mondo dei metalli, che segue seppur tra gli ultimi asset class la strada del ridimensionamento di portafoglio, con una settimana tutta di ribassi, ma prendiamo ad esempio uno dei metalli industriali più tradati, il silver.
Metallo prezioso, ma soprattutto metallo industriale , il silver vede una caduta drastica nel posizionamento dei big players che passano questa settimana a soli 19082 contratti netti long, con una sequenza di 6 settimane di ribassi nel posizionamento futures, e con i prezzi in caduta libera che dopo aver rotto i minimi di $21.505 hanno toccato i minimi di $20.645, mostrando anche qui una buona fase di ipervenduto.
Riteniamo pertanto completo il quadro macro, espresso nel sentiment dei big players, che con i primi segnali di riduzione anche nel mondo commodities, sembra oramai chiaro a tutti che il futuro dell’economia globale sia quello di una recessione, coon un netto calo della domanda, il che ci porta già alla domanda seguente… quanto durerà la fase recessiva?
Buon Week End e buon trading
Salvatore Bilotta