TANTO RUMORE PER NULLA.
Eravamo, fino a ieri, tutti attaccati ai monitor per seguire con grande interesse i dati che avrebbero dovuto, secondo alcune analisi, essere capaci di spostare le principali price action di mercato, sull’azionario, come sulle valute e/o sul mercato dei rendimenti dei titoli di stato, ma alla fine, nonostante l’alta volatilità vissuta nelle due ore successive alla pubblicazione, tutto è rimasto pressoché invariato o quasi. Osservando i grafici della maggior parte degli asset, la cosa che è saltata immediatamente all’occhio, è stata la costruzione di grafici con ombre di dimensioni significative al rialzo e al ribasso della candela, in un corpo assai ridotto, che in gergo si definiscono spinning top, e che in fondo hanno un solo significato: incertezza. Ed è proprio quello che emerge dai dati sull’inflazione Usa, usciti al +6.4% su base annua, in leggerissimo calo rispetto al numero precedente di +6.5%, ma superiore al consensus di +6.2%. Su base mensile un +0.5% nel dato generale come da previsione ma superiore al dato precedente, mentre il dato core su base annua è uscito più alto delle aspettative, a +5.6% contro un +5.5% atteso. Il dato core su base mensile infine, è uscito come da previsione a +0.4% e sopra al dato precedente di +0.3%. Numeri che evidenziano come la Fed non sia del tutto in torto quando predica prudenza sul pivot dei tassi. E il Presidente della Fed di Richmond Thomas Barkin, in seguito alla pubblicazione del dato, ha dichiarato che l’inflazione resta ancora al di sopra degli obiettivi, per cui la Fed manterrà alti i tassi per un certo periodo di tempo. E il Governatore della Fed di Dallas, Lorie Logan, in serata, ha dichiarato che la Fed deve essere pronta ad aumentare i tassi per un periodo più lungo del previsto. La reazione dei mercati è stata impulsiva in un senso e nell’altro, ma solo per un movimento di circa lo 0.50% sulle valute e altrettanto sull’azionario, in un contesto di up and down che conferma l’incertezza di cui dicevamo poc’anzi. La chiusura è avvenuta vicino all’apertura di giornata, confermando assenza di chiaro trend in un mercato che ancora scommette però sulla fine del ciclo di rialzo del costo del denaro, altrimenti dichiarazioni come quelle ascoltate ieri sera dai rappresentanti della Fed, avrebbero avuto l’effetto di far scendere l’azionario e di generare una violenta salita del dollaro che però non c’è stata. Nella notte, i listini asiatici hanno perso quota, anche se Wall Street aveva chiuso misto con il Dow ed S&P in leggero ribasso, mentre il Nasdaq in verde. Sui cambi, come detto, alla fine siamo sempre lì, con l’EurUsd appena sopra 1.0700, Cable sopra 1.2150 e UsdJpy che tiene l’accumulazione e naviga verso 134.40 target. UsdCad che non tiene 1.3400 e scivola leggermente mentre c’è poca volatilità anche sui cross. Evidentemente, per spostare gli equilibri, bisogna che la Fed alzi nuovamente il costo del denaro, altrimenti questa strana euforia presente sui mercati rischia di alimentare una bolla successiva che potrebbe esplodere quando dovesse essere chiaro che il rallentamento economico sarà realtà. E le conseguenze sarebbero peggiori. Sul fronte dati, stamani è attesa inflazione Uk con aspettative di +10.3% su base annua nel dato generale, un calo dello 0.4% su base mensile, mentre il dato core dovrebbe evidenziare un rialzo del 6.2% su base annua e un calo dello 0.5% su base mensile. Dati che, se considerati insieme ai numeri sul Pil e sulle vendite al dettaglio, mettono a rischio la salita della sterlina. Da segnalare anche la produzione industriale di Eurozona e i dati sui mutui negli Usa oggi pomeriggio oltre alle vendite al dettaglio statunitensi. Rimaniamo concentrati in un trading basato sugli swing del mercato, in assenza di importanti trend, con possibilità di coprirsi attraverso quel prezioso strumento di difesa che rimane l’hedging attraverso la comprensione delle correlazioni all’interno dei mercati. Buona giornata e buon trading.
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