PRIMA CORREZIONE DEI MERCATI DOPO GIORNI DI RIBASSI.
Reazione dei mercati, in una giornata che ha visto, qualcuno dirà finalmente (ed è un vero paradosso) un dato americano inferiore alle attese, ovvero quello relativo gli ordini di beni durevoli, che misura il costo degli ordini ricevuti dai produttori, destinati ad avere una durata di almeno tre anni. Il numero è uscito al di sotto delle aspettative, ovvero -4.5% su base mensile nel mese di gennaio, il dato peggiore dall’aprile 2020. Il calo più vistoso arriva dai mezzi di trasporto, aeromobili e componenti per la difesa, mentre il dato core, ovvero esclusi i trasporti, è aumentato dello 0.7%. La reazione dei mercati azionari è stata positiva (a conferma del paradosso), perché la narrativa è sempre la medesima, ovvero dati positivi significano rialzo dei tassi prolungato e discesa dei listini, insieme al dollaro che sale. Un groviglio di interpretazioni che fa a cazzotti con la logica che dovrebbe vedere i mercati reagire positivamente a dati buoni e negativamente a numeri inferiori al consensus. Ed invece in questo momento, della crescita economica sembra non importare ad alcuno e anzi, paradossalmente i mercati farebbero festa anche di fronte a prospettive di rallentamento economico. E la ragione è una sola, ovvero l’inflazione, che ancora spaventa e che fa addirittura desiderare l’arrivo di una recessione che contribuisca al calo della domanda che contribuirebbe alla discesa dei prezzi. Il problema che noi intravediamo però, è che le banche centrali sembrano sempre in ritardo rispetto ai movimenti dei mercati e il rischio che si tiri troppo in lungo il rialzo del costo del denaro fino a provocare un hard landing, non è certamente da escludere. Nel frattempo i mercati azionari, come dicevamo, hanno reagito e Wall Street ha recuperato qualche punto, troppo poco per ora però per parlare di inversione. Il trend resta di ribasso per l’equity e di recupero del dollaro che rimane ben supportato dal delta tasso e dalla debolezza dell’azionario. Gli altri dati americani, usciti ieri, e relativi alle vendite delle case esistenti, sono usciti positivi con un +8.1% a gennaio, ben superiore al consensus. Si tratta del più grande aumento dal giugno 2020, in ragione del calo dei mutui di dicembre e gennaio. Le vendite però su base annua diminuiscono del 24.1% Secondo gli addetti ai lavori però i prezzi del mercato immobiliare resterà stabile per tutto il 2023. Venendo al mercato dei cambi, segnaliamo il ritorno dell’EurUsd sopra 1.0600, con possibilità di accumulazione anche fino a 1.0710 20, area chiave per assistere al ritorno del bull trend, mentre il Cable si è posizionato sopra 1.2050, con una accumulazione interessante che sembrerebbe poter indicare la via al target di 1.2130, livello chiave per assistere all’inversione del recente ribasso. Tutto ciò in virtù del completamento definitivo dell’accordo sulla Brexit firmato da Ue e Uk attraverso l’intervento risolutivo del Primo Ministro Sunak. Rimane invece vicino ai massimi UsdJpy dopo le dichiarazioni del nuovo Governatore Ueda che ha ribadito come il Qqe sia ancora la politica monetaria favorita anche dalla nuova amministrazione finanziaria. Target di questo rialzo sembra essere quello compreso tra 138.00 e 138.50. Poche novità sul fronte del UsdCad e delle oceaniche che rimangono deboli rispetto al dollaro americano, nonostante il recupero di Wall Street. Oggi si chiude il mese di febbraio e potremmo, forse, assistere a qualche chiusura di posizioni da parte di fondi o Istituzioni impegnate in operazioni di window dressing per mostrare una chiusura mensile migliore del previsto. Pertanto potremmo assistere a movimenti anche anomali nel breve termine. Sul fronte dati attenzione al Pil canadese e al dato sulla bilancia commerciale relativa ai beni americana. E nel pomeriggio inoltrato anche al Chicago Pmi. Buona giornata e buon trading.
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