LA RBA ALZA IL COSTO DEL DENARO.
A sorpresa ieri pomeriggio, sono usciti dati positivi negli Stati Uniti, con il Pmi dei servizi Ism che è balzato inaspettatamente a novembre a 56.5, migliore del precedente 54.4 che era stato anche il minimo a due anni. Numero peraltro, notevolmente sopra alle previsioni di 53.3. Le varie componenti sono aumentate in modo significativo, dall’attività commerciale all’occupazione, mentre le pressioni sui prezzi sembrano invece diminuire. Anche i dati sull’ordine all’industria sono aumentati dell’1% nel mese di ottobre, dopo un aumento dello 0.3% nel mese precedente e al di sopra del consensus di +0.7%. In rialzo infine anche gli ordini di beni durevoli (+1.1%). Il mercato ha reagito al solito modo, ovvero borse in discesa e dollaro in ripresa, ma a dirla tutta i movimenti si sono rapidamente invertiti, analogamente alla price action che avevamo visto venerdì scorso, che si era ribaltata in fretta rimettendo immediata pressione sulla divisa americana. In Europa in mattinata, invece, erano usciti dati decisamente negativi, in particolar modo quelli sulle vendite al dettaglio, scese dell’1.8% a ottobre su base mensile e del 2.7% su base annua, a dimostrazione che il rischio recessione entra nel vivo con l’arrivo dell’inverno. Nella notte segnaliamo il rialzo di 25 punti base da parte della Rba, che ha portato i tassi al 3.1% nell’ultima riunione di questo 2022. Si tratta dell’ottavo rialzo consecutivo, che ha riportato i tassi ai livelli del 2012. Il Consiglio direttivo ha segnalato la necessità di ulteriori rialzi, in ragione di una inflazione definita ancora eccessivamente alta. Secondo le previsioni della Rba, l’indice dei prezzi dovrebbe salire all’8% quest’anno per poi scendere progressivamente fino a tornare al 3% nel 2024.AudUsd che ieri aveva corretto dai massimi di 0.6850 tornando a 0.6690, per poi provare una ripartenza con i prezzi che ora navigano intorno a 0.6730, in una sorta di price action correttiva del recente movimento rialzista. I punti chiave sono supporti posizionati a 0.6570 80, area che deve tenere per mantenere il tono rialzista dell’ultimo mese e mezzo. Sugli altri rapporti di cambio segnaliamo per ora, la tenuta dell’EurUsd a ridosso di 1.0500 anche se sui grafici di breve a 2 e 4 ore si intravede la formazione di massimi decrescenti che potrebbe portare ad accelerazioni ribassiste e ciò vale sia per il Cable che per le oceaniche. Pertanto occorre avere pazienza e osservare le price action di breve per confermare questa mini fase distributiva, e correttiva, a favore del dollaro, alimentata da dati sorprendenti. Ovviamente vale il contrario per UsdJpy e UsdCad, in fase di accumulazione. La Fed è comunque la chiave per capire l’andamento dei mercati e da qui a mercoledì prossimo, giorno della decisione, potremmo assistere a movimenti laterali. Poi le parole di Jerome Powell chiuderanno probabilmente l’anno, insieme alla decisione della Lagarde e della Bce il prossimo 15 dicembre, ovvero giovedì prossimo, il giorno dopo la Fed. Abbiamo la sensazione che i mercati ormai stiano considerando una Fed leggermente più dovish del previsto, e invece non tengano in considerazione gli ultimi dati, ovvero i Nfp di venerdì scorso e quelli sull’Ism di ieri. Vedremo chi avrà ragione. Buona giornata e buon trading.
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