LA FED SPINGE LE BORSE, ORA BCE E BOE.
Un Jerome Powell decisamente ottimista alimenta il rialzo dei listini e affonda il dollaro. In pochi l’avrebbero detto prima della conferenza stampa, ma analizzando il discorso del Presidente della Fed, si percepisce la convinzione che non vi sarà alcuna recessione, anche se la crescita rallenterà, senza però diventare negativa, e nel mentre, l’inflazione, secondo il Governatore, scenderà lentamente, pur rimanendo ancora a livelli lontani dagli obiettivi. Una conferenza stampa nella quale JP ha ammesso che vi saranno al massimo due rialzi dei tassi ancora, prima di raggiungere un orientamento sufficientemente restrittivo da riportare, nel tempo, l’inflazione al livello obiettivo del 2%. Ha però ribadito che il processo di disinflazione è cominciato anche se c’è ancora lavoro da fare. Quindi, se da un lato l’alta inflazione resta la priorità da sconfiggere, gli aggregati macro evidenziano ancora salari in crescita e mercato del lavoro resiliente. Il mercato ha percepito questa decisione come un invito ad avere fiducia e l’appetito al rischio è tornato prepotentemente alla ribalta, il che ha significato azionario in rialzo e dollaro in discesa. Nella notte i listini asiatici hanno seguito i movimenti di quelli americani, che hanno chiuso in positivo, mentre la divisa americana è rimasta schiacciata dalle concorrenti, in particolar modo l’Euro, che dopo aver violato la resistenza a 1.0940, è salito fino ad un massimo di 1.1033, ovvero la resistenza superiore, e molto probabilmente si appresta al test di 1.1140 che rappresenta uno dei primi target di medio termine, che abbiamo più volte richiamato. Ma oggi è anche il giorno della Bce e della Boe, con aspettative di rialzo di 50 punti base e i tassi che dovrebbero quindi salire rispettivamente al 3% e al 4%, riducendo la forbice rispetto ai Fed Funds, ora al 4.75%. La situazione in Europa e Uk è diversa rispetto agli Usa, specialmente perché il calo dell’inflazione è decisamente inferiore, con l’indice dei prezzi che nel vecchio continente cresce ancora dell’8.5% su base annua contro il 6.5% americano. In Uk la situazione è ancora più preoccupante in ragione del fatto che l’inflazione è ancora sopra al 10%. La sterlina sale meno della moneta unica nei confronti del biglietto verde e rimane leggermente sotto pressione contro Euro dato che EurGbp è salito a ridosso di 0.8900. Interessante anche il movimento del UsdJpy che potrebbe andare ad attaccare il doppio minimo di 127.10 nel giro di qualche seduta, se questa pressione ribassista dovesse continuare. Il dollar index, ai minimi degli ultimi 9 mesi, potrebbe tranquillamente scendere ancora almeno dell’1% scivolando sotto la soglia psicologica di 100. Il Petrolio è rimasto stabile a 77 dollari per il Wti e a 83 dollari il Brent in un trend che nel medio però, sembra ancora di ribasso, in ragione del possibile calo della domanda globale. Fino a quando il mantra resterà quello di oggi, ovvero appetito al rischio senza soluzione di continuità, difficilmente vedremo inversioni sulla divisa americana, ma solo qualche correzione. La strada percorsa però è significativa perchè il ribasso della divisa Usa oscilla tra il 13 e il 17 per cento a seconda della valuta concorrente nel giro di soli 4 mesi. Forse qualche tentativo di correzione è alle porte. Ora occhi puntati su Boe e Bce, rispettivamente alle 13.00 e alle 14.15. Buona giornata.
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