LA FED NON MOLLA LA PRESA.
Le minute della Fed, ovvero i verbali dell’ultima decisione della banca centrale statunitense, non hanno fatto altro che confermare la aspettative di un ulteriore restringimento della politica monetaria, almeno fino a quando l’inflazione non darà segnali tangibili di rallentamento. Il processo di discesa dei prezzi, secondo i membri del board, dovrebbe richiedere ancora tempo, il che significa che non vi sarà alcun allentamento nel breve termine, tantomeno la fine, prevista dalla maggior parte degli analisti, del rialzo del costo del denaro. Alcuni membri del board hanno però previsto una più alta probabilità che, già nel 2023, sopraggiunga una qualche forma di recessione. Altri membri invece, avevano sostenuto la necessità di rialzare i tassi di 50 punti base e non 25. Resta quindi la necessità di alzare, ma al contempo si intravedono rischi per l’economia. Relativamente al tetto del debito, i funzionari della banca centrale, hanno sostenuto la necessità di allargare tale limite per evitare rischi significativi per il sistema finanziario. La reazione del mercato non si è fatta attendere con la discesa dei mercati azionari, e il rafforzamento inevitabile del biglietto verde. Per il momento il movimento sembra scontato, ma si tratta di capire fino a quando vedremo i listini scendere e il dollaro salire. L’analisi tecnica ci può venire in aiuto per determinare i livelli obiettivo, ma è l’analisi macro che in questo momento è la chiave per comprendere gli andamenti futuri. E all’interno dei diversi asset di mercato, il driver in questo momento, è soprattutto l’azionario. Sulle valute ci si muove di conserva, e in dipendenza dai movimenti delle borse. Nella notte i mercati asiatici hanno retto meglio di quanto non abbiano fatto i listini americani, che ieri sera hanno chiuso in rosso, segno che il mercato, in qualche modo, sembra inglobare nei prezzi attuali anche le ultime decisioni delle autorità monetarie, mentre sulle valute l’EurUsd che ieri sera sembrava scivolasse sotto quota 1.0600, ha per ora tenuto il livello rimbalzando una ventina di pips. La tendenza resta ancora ribassista, con obiettivi che si possono individuare in area 1.0500 dove confluiscono, tecnicamente due medie mobili esponenziali (100 e 200) sui grafici giornalieri, unitamente a dei punti statici di swing che ne rafforzano una eventuale probabilità di tenuta. La sterlina dal canto suo, è ancora nel trading range delle ultime settimane, compreso tra il supporto chiave di 1.1900 20 area e la resistenza cruciale posta a 1.2260 70 area. E’ un trading range ampio, ma per ora le barre inside ne sono le conferma più evidente, in un momento di volatilità in discesa. UsdJpy che non è riuscito per ora a superare l’area di 135.15 25 ed è già tornato indietro ripetutamente senza però violare l’area di supporto posizionata a 134.50. Tra le altre coppie di valute non vi sono grandi novità, con le oceaniche che tengono i supporti mentre il petrolio resta in tendenza leggermente ribassista con il Wti che si avvicina ai supporti dei 70 dollari e il Brent a ridosso del supporto degli 80 dollari. Si riprende il Gas, tornando, alla Borsa di Amsterdam, al di sopra dei 50 euro per megawatt ora. La nostra sensazione, riguardo a questi mercati è che l’equilibrio attuale sia frutto di una incertezza globale, relativamente al fatto che non è chiaro dove le varie economie si posizioneranno, in termini di risultati, nei prossimi mesi, in conseguenza ai ripetuti rialzi del costo del denaro attuali. Il rischio che i numeri attuali sui vari aggregati macro, siano oggi ingannevoli perché le conseguenze dei rialzi non sono ancora evidenti, e non si sono ancora evidenziate completamente, secondo noi è significativo, e il mercato continua a scommettere su un pivot dei tassi sostenendo i prezzi dei listini. Prima o poi bisognerà fare i conti con un rallentamento inevitabile. Si tratta solo di capire quando. Buona giornata e buon trading.
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