L’EURO SFONDA LA PARITA’.
L’Euro rompe la parità e, a differenza dalla prima volta che lo aveva raggiunto, ovvero il 14 luglio scorso, consolida e non ritorna sopra 1, rimanendo al di sotto di tale soglia, addirittura andando al test di 0.9900, in una sorta di caduta libera che appare come qualcosa di preoccupante. Il che significa che quei bid, che avevamo osato definire “istituzionali”, per la veemenza con cui la moneta unica era tornata sopra la parità, o sono scomparsi, oppure i venditori hanno preso il sopravvento. Certo è che, non possiamo dimenticarlo, il silenzio della Bce è assordante e pare oggettivamente un errore strategico, considerato il fatto che qualche anno fa Draghi, per difenderlo si era invece rivelato vincente e reattivo quando aveva pronunciato la famosa frase “whatever it takes” con riferimento alla volontà di difendere l’euro ad ogni costo. Oggi sembrano passati secoli da quel periodo, e la Bce pare scomparsa e non sembra disposta a difendere la moneta unica come in passato. O forse potrebbe anche solo essere un errore di comunicazione, ma se fosse così, sarebbe ugualmente pericoloso. Il rischio di perdita di credibilità è dietro l’angolo e se si somma questo benign neglect sul tasso di cambio, alla situazione macroeconomica, la cosa si fa seria. Ieri, proprio ieri, la Bundesbank ha dichiarato che è probabile che giunga la recessione in Germania, con inflazione possibilmente sopra al 10%. Si avete letto bene, proprio quella Germania che con il marco e la Bundesbank per decenni, aveva combattuto lo spettro inflazione, dopo la mai dimenticata crisi vissuta durante la Repubblica di Weimar, e oggi si ritrova a dover subire gli effetti analoghi e inflattivi di una moneta unica in caduta libera, dopo aver, per almeno 20 anni, goduto del vantaggio competitivo che l’Euro gli ha regalato, sul piano dell’export all’interno del vecchio continente. Non ci meraviglieremmo, ora, di assistere ad un cambiamento di orientamento dei tedeschi verso l’Euro, e più il valore del rapporto sul dollaro diminuisce, maggiore potrebbe essere la voglia dei tedeschi di tornare al marco. Tutto questo significa perdita di credibilità del sistema ed è per tale ragione che riteniamo cruciale una dichiarazione della Bce sul tema, proprio per evitare che qualche crepa emerga dall’interno dell’Unione. E sappiamo quanto siano sensibili i tedeschi sul tema inflazione. Tecnicamente, la rottura della parità porta a considerare i supporti chiave in area 0.9600, già visti in passato e ultimo baluardo prima di quel 0.8225 che vedemmo nel 2000, ad un anno e mezzo dalla nascita della moneta unica, che era ancora considerata una moneta virtuale dalla maggior parte degli investitori. E’ chiaro che in questo momento le ragioni di tale movimento sono giustificate dagli aggregati macro che ormai paiono indirizzarsi verso una recessione in Europa e Uk e una condizione decisamente migliore negli Usa, che quindi possono alzare ripetutamente i tassi per combattere l’aumento dei prezzi senza preoccuparsi di un hard landing, mentre altrove, in Europa e Gran Bretagna, l’inflazione costringerà le banche ad alzare i tassi nel bel mezzo di una probabilissima e quasi certa recessione. Il mercato, nel vendere Euro e sterline, sta proprio facendo queste considerazioni, ovvero sceglie la moneta più sicura, il dollaro. E per di più la svalutazione produce ancora più inflazione importata. Non se ne esce, almeno per il momento. UsdJpy sopra 137.20 e UsdCad a 1.3060. Intanto le oceaniche mollano ancora con NzdUsd che punta a 0.6120 e AudUsd a 0.6800. Interessanti molti cross tra cui GbpCad e GbpChf, non lontano dai minimi storici. Ma probabilmente bisogna aspettare ancora prima di entrare long. Buona giornata e buon trading.
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