EURO E STERLINA A PICCO, PETROLIO SOTTO QUOTA 100
Nuovo minimo per la moneta unica, che contro dollaro va a toccare il livello più basso degli ultimi 20 anni. Il tutto, dopo aver violato l’area di 1.0330. minimo precedente del 2017. La rottura ha provocato un innesco di posizioni short che lo hanno fatto scendere altri 100 pips, e portandosi a ridosso di 1.0200. Siamo ora sui minimi del Dicembre 2002 quando l’EurUsd, che veniva dai minimi storici di 0.8225 di qualche anno prima, riuscì finalmente a violare quel fatidico 1.0220 che lo avrebbe portato poi in seguito anche a 1.3640 (Dicembre 2004) prima della grande salita a 1.6010 del Luglio 2008. Un percorso, quello della moneta unica degli ultimi mesi, che risente delle aspettative legate ad una divaricazione dei tassi di interesse tra le due aree Europa e Usa, con prospettive negative anche sulla crescita che penalizzano il vecchio continente in modo decisamente più importante rispetto agli Stati Uniti. La guerra conta, le sanzioni anche, come spiegazioni dell’andamento della valuta europea, ma, va ricordato, sorprende anche l’atteggiamento della Bce, che, nel giorno in cui l'Euro ha toccato il minimo degli ultimi 20 anni con una price action che ha evidenziato come la valuta europea stia perdendo liquidità, ha lasciato che il tasso di cambio sprofondasse senza rilasciare dichiarazioni, in una sorta di benign neglect che lascierebbe intendere che un deprezzamento possa anche far comodo. Nessuno, da Francoforte sembra voglia ergersi a difensore della moneta unica, almeno per ora. Anzi, nell’ultimo periodo, per la verità, non si deve dimenticare che le dichiarazioni del Governatore Lagarde sulla frammentazione che sarebbe inerente alla struttura dell’Euro, hanno ulteriormente penalizzato la price action del rapporto contro dollaro, quasi ad ammettere l’intrinseca debolezza e fragilità strutturali dell’unione monetaria. Per tale ragione, crediamo sia necessario un deciso cambio di rotta, pur comprendendo che ciò che Lagarde ha ammesso è vero. Ora però, crediamo sia giunto il momento delle scelte difficili, ovvero si devono mettere in piedi contromisure ormai necessarie oltre che impellenti, per impedire la possibile disgregazione della moneta unica. Come per esempio lavorare per la condivisione dei debiti all’interno della Ue, e magari una condivisione anche e finalmente, dei sistemi fiscali (ciò che Draghi durante il suo mandato, chiamava convergenza, termine che non sentiamo più adottare quando si parla di questi argomenti)?. Tecnicamente l’Euro è ormai in vista della parità anche se vi sono livelli precedenti a 1.0200 e 1.0080 che il mercato, nel lontano passato, andò a testare tra il 2000 e il 2001. Ma a giudicare dalla price action, senza intervento verbale almeno, a difesa del tasso di cambio, il delta tasso spingerà inesorabilmente la moneta unica sotto la parità. La Bce, per difenderlo, può solo alzare il costo del denaro, allo stato attuale, rendendo meno ampia la divaricazione con i tassi Usa, ma ciò rischia ovviamente di penalizzare le fragilità intrinseche di Eurozona, con paesi che in questo momento avrebbero bisogno, invece, ancora di tassi bassi per non finire in recessione pur in presenza di una inflazione vicina alla doppia cifra. Mai l’Europa, crediamo, ha vissuto un momento così delicato, perché l’azione della Bce rischia di aiutare qualcuno a scapito di altri. E se nel passato, in presenza di mercati deflazionati, si poteva in qualche modo conviverci, ora con l’esplosione dell’inflazione, diventa un problema molto più serio. A luglio la banca centrale dovrà decidere sui tassi e forse un rialzo si renderà necessario anche se contemporaneamente potrebbe essere attivato lo scudo antispread, il che significherebbe provare a mettere in sicurezza i paesi più deboli tra cui il nostro, già penalizzato oltremodo da due anni pesanti tra lockdown, aumento dei costi di approvvigionamento delle materie prime, e sanzioni che hanno penalizzato fortemente l’export nostrano, aumentando decisamente i costi da importazione di energia (basti osservare la bilancia commerciale), Anche la sterlina ieri ha ceduto quasi di schianto a dimostrazione che il dollaro non fa sconti a niente e nessuno, E pensare che la Boe alzerà i tassi nei prossimi mesi ad un ritmo molto simile a quello della Fed. Scendono anche le oceaniche, mentre il UsdJpy ha mollato in concomitanza con liquidazioni di posizioni dei cross, da AudJpy a EurJpy e GbpJpy. L’unica notizia in controtendenza, arriva dal petrolio che ieri è sceso sotto quota 100 nel prezzo del Wti cash, che in serata ha toccato un minimo intorno ai 97 dollari al barile. Ciò potrebbe realmente cambiare gli scenari di medio termine, specie se osservassimo un breakout dei supporti chiave posti a 92 93 dollari. A meno che ciò non voglia dire comunque hard landing nei prossimi mesi, il che sarebbe comunque una ragione plausibile per confermare un ribasso dei prezzi delle principali commodities energetiche. Le prossime sedute saranno cruciali perché arriviamo anche al dato sul mercato del lavoro Usa venerdì prossimo e ci avviciniamo alle decisioni delle banche centrali prima della pausa estiva, che saranno decisive per l’andamento del mercato dei cambi. Riuscirà la Bce a tenere l’Euro sopra la parità ? Lo scopriremo insieme. Buona giornata e buon trading.
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