EQUILIBRIO PRECARIO E INSTABILE
Si è chiusa venerdì una delle prime settimane di questo 2023, priva di significativi movimenti da un punto di vista delle price action dei principali asset. La ragione è legata al fatto che il mercato sembra essersi cristallizzato su posizioni di equilibrio, che, anche se precario, hanno contribuito a rendere i movimenti poco volatili e all’interno dei trading range delle ultime due-tre settimane. Il dibattito si incentra sempre sul solito tema chiave, ovvero l’inflazione, che nella maggior parte dei paesi del primo mondo appare in leggero calo, insufficiente però per poter alimentare un ottimismo duraturo sia da parte dei banchieri centrali, sia da quella degli investitori. La battaglia è ancora lunga, e le autorità monetarie, anche se intravedono l’inizio di un periodo deflazionistico, non vogliono, né possono mollare la presa, in ragione di un indice dei prezzi che, su base annua è ancora troppo alto. Ed è proprio questa incertezza che genera equilibrio. I listini azionari americani, chi più chi meno, sono entrati in una fase laterale di congestione, dopo le salite che ne avevano caratterizzato le price action nel quarto trimestre 2022. Il Dow Jones, soprattutto pare in un box rettangolare ormai da fine dicembre, compreso tra 32.470 e 64.940, mentre il Nasdaq sembra in correzione di un trend rialzista. L’S&P, dal canto suo, ha corretto 100 punti nelle ultime 6 7 sedute. La caratteristica comune a tutti e tre è la volatilità, che sembra in calo. Sul fronte valutario, recupera il biglietto verde, non solo grazie alla correlazione con i mercati azionari che hanno visto un periodo di salita dei listini concomitante ad un dollaro in ribasso, ma anche in ragione di dati migliori che ne hanno accentuato l’appetibilità in queste ultime settimane. L’EurUsd ha perso quasi 400 pips in poco più di una ottava, da 1.1033 a 1.0675, e sembra ancora poter scendere almeno verso 1.0500, nel caso di rottura del supporto chiave posizionato a 1.0665 70. La sterlina ha tenuto leggermente meglio, nonostante i pessimi dati macro che sembrerebbero portare il paese alla recessione in questo 2023. Supporti che intervengono a 1.1950 e 1.1880, quindi ancora lontani. Ma nel caso di rottura, lo spazio sotto, potrebbe essere significativo. Il UsdJpy appare anch’esso in recupero, con un ritorno sopra 131.40, anche se venerdì il cambio del Governatore della Boj, da Kuroda, fautore del Qqe a Ueda, apparentemente invece più falco nei confronti dell’inflazione, sembrava aver messo le ali allo Jpy, poi però ritornato a scendere dopo la conferma del mantenimento dell’espansione monetaria da parte del nuovo Governatore. Ma forse tale continuità sarà solo temporanea. Tra le altre coppie valutarie, segnaliamo la discesa del UsdCad, dopo la pubblicazione dei dati sulla disoccupazione canadese, migliorata nel senso che sono stati creati 150 mila posti di lavoro nel solo gennaio 2023, contro attese di 15 mila. Supporto bucato a 1.3360 e obiettivi possibili a 1.3270. Sempre venerdì è stato pubblicato il disavanzo di bilancio del governo Usa, attestatosi a 39 miliardi di dollari, meglio del consensus di 63 miliardi. Sul fronte materie prime, segnaliamo la risalita del petrolio, con il Wti a ridosso degli 80 dollari e il Brent a 86 dopo che la Russia ha annunciato il suo piano per tagliare la produzione di 500 mila barili al giorno, il 5% della produzione totale. Si tratta di una ritorsione contro il divieto europeo delle importazioni marittime e sul price cap. Questa settimana, sul fronte dati, segnaliamo il Pil del Giappone martedì mattina, la disoccupazione inglese e l’inflazione Usa nella stessa giornata. Mercoledì inflazione Uk e dati Usa su produzione industriale e manifatturiera. Giovedì Ppi Usa e venerdì vendite al dettaglio Uk. Una settimana interessante quindi, da seguire con molta attenzione, perché questi dati potrebbero spostare l’equilibrio di cui abbiamo fatto cenno. Buona settimana e buon trading.
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