DOLLARO AL TEST DELLE RESISTENZE CHIAVE.
I dati americani, relativi ai prezzi alla produzione, sorprendono ancora analisti e investitori, confermando i timori dei banchieri centrali, che hanno ancora puaura di una inflazione che scende ma non al ritmo da loro desiderato. I prezzi sono aumentati nel mese di gennaio dello 0.7%, il massimo degli ultimi sette mesi, e ben superiori al consensus che era per un incremento dello 0.4%. Le ragioni del rialzo sono legate all’aumento del costo della benzina e dei servizi. Sempre ieri però sono usciti i numeri legati ai disoccupati settimanali, usciti invece in rialzo, anche se restano sotto le 200 mila unità. Infine, i dati sul mercato immobiliare (nuovi cantieri e permessi di costruzione) hanno evidenziato un peggioramento rispetto alle previsioni. Il refrain dei funzionari della Fed di conseguenza non cambia, nel senso che il rischio di altri rialzi è concreto e dovrebbe spingere le borse decisamente al ribasso e la divisa americana al rialzo. Nella notte questo scenario si è amplificato in ragione della discesa dei listini asiatici, anche se ieri sera tutto sommato il mercato sembrava tenesse. Il UsdJpy era infatti arrivato sui target richiamati a 134.50 e poi aveva ripiegato 70 pips, risalendo però questa notte in seguito alla discesa delle borse asiatiche, mentre l’EurUsd ha toccato il punto chiave a 1.0640 tenendolo e rialzando in serata con un movimento fino a 1.0700. Poi in tarda serata Bullard, uno dei falchi della Fed, ha dichiarato di aver votato un rialzo di 50 punti base nell’ultima riunione, per raggiungere più rapidamente un livello adeguatamente restrittivo. Lo stesso banchiere ha poi dichiarato di vedere un pivot dei tassi intorno al 5.5%, sostenendo di voler votare ancora un rialzo di altri 50 punti base anche nel mese di marzo. E dopo tali dichiarazioni il dollaro ha cominciato a muoversi al rialzo, cosicchè durante la sessione notturna, abbiamo visto il biglietto verde tornare a spingere con l’EurUsd sceso a 1.0640, il Cable a 1.1950 e il UsdJpy a 134.70. A questo punto, se dovesse prevalere e tornare la paura, potremmo assistere ad un movimento impulsivo di borse e dollaro, ovviamente invertito e con un aumento deciso della volatilità. Tra i dati usciti ieri, anche se il tutto è per così dire passato in cavalleria, non possiamo fare a meno di segnalare il dato relativo al debito delle famiglie americane, salito di quasi 400 miliardi di dollari nel quarto trimestre del 2022, l’aumento più significativo degli ultimi 20 anni, in ragione dell’aumento degli interessi sui mutui principalmente. Il debito ipotecario rappresenta la parte maggiore del debito totale, essendo aumentato di 254 miliardi dei 394 registrati, con il totale che ha raggiunto quasi 12 trilioni di dollari, sui 16.9 trilioni totali dei debiti delle famiglie. Significa che ogni cittadino americano, compresi i neonati, hanno un debito di circa 50 mila dollari. Tornando al mercato, questa notte, ad accentuare i movimenti, ci si è messo pure il Governatore della Rba Lowe che ha dichiarato che sono necessari ulteriori aumenti dei tassi per domare una inflazione ancora troppo alta. Stamattina, attenzione ai dati inglesi sulle vendite al dettaglio, attesi in ribasso, il che potrebbe alimentare movimenti come quelli visti per quasi tutto il 2022, nel quale il dollaro ha rappresentato l’unico porto sicuro in un periodo estremamente complesso. Oggi potrebbe riproporsi, perché i tassi, questo sembra chiaro, almeno per ora, non scenderanno. Buona giornata e buon trading.
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