BANK OF CANADA: SARÀ ANCORA VENTO DA FALCO?
Proseguono queste ultime due settimane di viva contrattazione sui mercati, con le banche centrali ancora protagoniste della scena.
Dopo l’intervento deludente della RBA, che ha rialzato il costo del denaro , le attese sono per la Bank of Canada, che ricordiamo essere stata tra le prime banche ad intraprendere la strada delle politiche hawkish.
L’economia canadese che ha mostrato grande robustezza già nel 2021, e che ha goduto nel primo semestre di questo 2022 di una super forza del comparto energy, ha dovuto di contro far i conti con una rapida corsa a rialzo dei prezzi.
Se il 2022 è stato l’anno della volatilità sul comparto energy, beh possiamo dire lo stesso senza dubbio per l’economia canadese, che da sempre trova fondamenta nelle esportazioni di materie prime, sia legname che petrolio, due asset che hanno vissuto un anno certamente dinamico sui mercati.
Sebbene la spinta rialzista dell’economia abbia fatto piacere alla BOC nell’uscita dalla fase pandemica , si è ben presto rivelata un’arma a doppio taglio, spingendo rapidamente i prezzi al consumo a rialzo e richiedendo pertanto rapidi ed incisive azioni di politica monetaria.
Mentre la FED era ancora intenta a decise se l’inflazione fosse o meno un fenomeno temporaneo, la BOC aveva già intrapreso il percorso di normalizzazione di politiche monetarie con il prcesso di tapering.
Al termine di questa fase, già nel marzo 2022 la banca centrale canadese, non ha indugiato oltre procedendo al rialzo tassi, da prima con soli 25Bp, per poi passare ad una cresente aggressività fino ad arrivare ad un rialzo di ben 100BP nel luglio di quest’anno.
Impossibile dunque negare la prontezza della BOC che si è ritrovata come il resto del mondo ocidentale acombattere un’iper inflazione che ha toccato punte oltre l’8%.
Se da un lato quindi. La corsa a rialzo dell’energia favoriva la crescita economica di un paese nettamente esportatore di petrolio, dall’altra esacerbava la corsa dei prezzi, che sembrava non risentire dell’azione della BOC.
Siamo giunti dunque ai giorni nostri con un tasso del 3.75% e la prospetiva di un’ulteriore rialzo che porterebbe ad un costo definitivo del denaro per questo 2022 a 4.25%.
Anche se le aspettativa di un più che interessante delta tasso , non sembrino aver avuto effetto benefico sui prezzi del dollaro canadese, che ha preferito seguire la strada di una correlazione diretta con il WTI, ora alle prese con i suoi minimi per il 2022, ripone ora le speranze in un differenziale tassi in linea con quanto già messo in campo dalla FED.
Il quadro tecnico-volumetrico, vede il futures sul dollaro canadese alle prese con i picchi volumetrici visti a 0.7285, un livello di prezzo molto lavorato già nell’ottobre di questo 2022, dove ha raggiunto il minimo di 0.7150.
Nella sua discesa ai prezzi attuali, ha lasciano non pochi vuoti volumetrici sotto i livelli di 0.7660, ultimo baluardo sotto il poc del composito annuale a 0.7770, dando come prezzo spartiacque il minimo relativo di 0.7560.
Potenziali recuperi del WTI , e una boc aggressiva porterebbero il dollaro canadese a ricoprire le aree comprese tra i prezzi attulai e 0.7560, senza escludere ritest a 0.7660.
Solo in caso di una BOC deludente , potremmo assistere ad allunghi ribassisti oltre i minimi di periodo di 0.7150.
Vedremo come si concluderà questo 2022 per il dollaro canadese, un asset non certo privo di volatilità.
buona giornata e buon trading
SALVATORE BILOTTA