GIAPPONE: IL TASSO DI DISOCCUPAZIONE NON IMPENSIERISCE I SAMURAI.
Questa mattina il tasso di disoccupazione giapponese è rimasto invariato al 2,6% mancando le aspettative di un timido miglioramento al 2,5%, che era anche un minimo di oltre due anni raggiunto l'ultima volta in agosto. Il numero di disoccupati è diminuito su base destagionalizzata del 2,7% a 1,7 milioni in ottobre rispetto a un mese fa, mentre l'occupazione è scesa dello 0,1% a 67,36 milioni. Il tasso di partecipazione alla forza lavoro non destagionalizzato si è attestato al 62,8% in ottobre. Nel frattempo, il rapporto tra posti di lavoro e domande è salito a 1,35 a ottobre da 1,34 del mese precedente, migliorando per il decimo mese consecutivo e segnando la lettura più alta da marzo 2020 (v. chart 1).
Ma anche entro la fine di questo trimestre, come nel lungo termine (2023-2024), le aspettative degli analisti continuano a convergere al 2,50%. Insomma è sempre estremamente difficile che qualcosa cambi in Giappone visto che le autorità monetarie si sforzano di conservare il pieno controllo della politica monetaria e dei fattori produttivi (v. chart 2).
Dove questo lavoro non è riuscito perfettamente è sul versante inflattivo. Il tasso di inflazione annuale in Giappone è infatti salito a ottobre al 3,7%, la lettura più alta dal gennaio 1991, dal 3,0% del mese precedente, e ciò a causa dei prezzi elevati delle materie prime importate e della persistente debolezza dello yen. Le pressioni al rialzo sono arrivate da tutte le componenti: alimentari (6,2% contro il 4,2% di settembre); abitazioni (1,1% contro lo 0,6%); combustibili, luce e acqua (14,6% contro il 14,9%), soprattutto elettricità (10,9% contro il 21,5%) e gas (20,0% contro il 19,4%); trasporti. 0% vs 19,4%); trasporti e comunicazioni (2,0% vs 0,6%); spese mediche (0,2% vs -0,5%), mobili e utensili per la casa (6,9% vs 6,6%); cultura e ricreazione (0,9% vs 2,2%) e varie (0,8% vs 1,2%). I prezzi al consumo core sono aumentati del 3,6% su base annua, il massimo dal febbraio 1982, superando le previsioni del 3,5% e superando l'obiettivo del 2% della Banca del Giappone per il settimo mese consecutivo. Su base mensile, i prezzi al consumo sono aumentati dello 0,6%, l'incremento più forte da aprile 2014, dopo un aumento dello 0,3% in settembre (chart 3).
Tuttavia, secondo i modelli macro global,i il tasso di inflazionegiaponese dovrebbe attestarsi al 3,90% entro la fine di questo trimestre; e ridursi all'1,70% nel 2023 e all'1,40% nel 2024 (chart 4).
Il trend trova plurime conferme nei dati macro dei paesi più industrializzati di cui spesso vi diamo atto.
Sempre oggi, le vendite al dettaglio in Giappone sono cresciute del 4,3% a/a, meno del 5% previsto dal mercato e in rallentamento rispetto all'aumento del 4,8% rivisto al rialzo del mese precedente, che ha rappresentato l'incremento più rapido da maggio 2021. Tuttavia, questo è stato l'ottavo mese consecutivo di aumento del commercio al dettaglio, grazie al sostegno dei consumi sulla scia del colpo COVID-19. Sono aumentate le vendite di beni generali (6,6% vs 8,8% a settembre), autoveicoli (10,6% vs 10,2%), carburanti (1,9% vs 7,5%), medicinali e articoli da toeletta (10,5% vs 12,4%), abbigliamento e accessori in tessuto (4,8% vs -2,3%), alimenti e bevande (1,3% vs -0,1%) e altri (9,4% vs 8,4%). Le vendite di macchinari e attrezzature sono invece calate dell'1,2% dopo un aumento del 3,0% a settembre. Su base mensile, il commercio al dettaglio ha registrato un aumento dello 0,2% a ottobre, il minimo degli ultimi quattro mesi, dopo un aumento dell'1,5% rivisto al rialzo a settembre (v. chart 5).
Secondo le aspettative degli analisti, le vendite al dettaglio YoY in Giappone dovrebbero normalizzarsi attestandosi all'1,40% entro la fine di questo trimestre e rimanere tali anche nel 2023 (v. chart 6).
Il Nikkei si è reso protagonista di una rimonta spettacolare partita a marzo 2022.
Ha disegnato un canale di regressione lineare di stampo rialzista scavalcando al momento, su tf weekly, tutte le principali medie mobili (sul giornaliero è già in up trend).
La ciliegina sulla torta coinciderebbe con il superamento del tetto del Supertrend (28940); ma già forzare la resistenza posta a 28550 sarebbe un ulteriore bel segnale.
Perdere i 27880 inaugurerebbe probabilmente una momentanea fase di debolezza.
All the best
dott. Massimo Moschella
Professional Trader & Teacher at Cpe Trader
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