📈 OCEANICHE E RISK OFF
Si avvicinano a grandi passi i principali market movers di questo mese di marzo 2023, con il mercato del lavoro USA già venerdì 10 per poi guardare all’appuntamento con la FED del giorno 22.
I mercati restano in attesa dei dati, cosi come la stessa banca centrale , che attraverso le parole di Powell degli ultimi due giorni ha chiaramente espresso la sua preoccupazione per un’inflazione che non cala come sperato, e che potrebbe essere sostenuta ancora grazie ad un robusto mercato del lavoro.
I dati di questi giorni, ADP e Jolts hanno già mostrato un tiratissimo mercato del lavoro in America con dati tutti sopra le attese, ben lontani da quel rallentamento che tanto auspica la FED e gli operatori che sarebbe propedeutico ad un calo dell’inflazione e quindi ad un ammorbidimento delle politiche monetarie.
I mercati restano guardinghi con uno spiccato sentiment di risk off, che si riflette in primis nel comparto obbligazionario , con i rendimenti a breve scadenza che oramai hanno superato il 5% e a seguire l’ equity americana che teme i segnali di prossima recessione.
A farne le spese nel comparto valutario sembrano essere special modo le valute oceaniche, che dopo un breve momento rialzista alla notizia di una Cina in ripartenza, sono ora schiacciate dalla paura di un rallentamento nella domanda globale di materie prime  e a render più difficile la ripartenza, special modo per l’Australia, la banca centrale, che non sembra voler davvero affrontare il problema dell’inflazione.
In Australia ricordiamo che l’inflazione è sui massimi del +7.8% mentre la RBA continua a rialzare il costo del denaro di soli 25Bp, timorosa di anticipare la cura e strozzare oltremodo l’economia.
I margini per un atterraggio morbido si restringono, e questo lascia precipitare la valuta oceanica che ora risulta la peggiore della settimana con un -1.53% medio contro le majors concorrenti. Il suo range di oscillazione storica su base annuale è dell’1% mettendo quindi in evidenza l’attuale -1.53%.
La giornata odierna sembra voler cercare storni per questo asset, anche in virtù delle forti espansioni di volatilità su tutto il basket.
Gli asset che compongono il basket australiano si sbilanciano tutti in performance oltre il proprio range medio, su base settimanale, andando dal -2.29% di audusd al -2.04 di audchf per finire con un -1.94 di audjpy.
L’asset majors audusd mantiene tuttavia alta la correlazione storica con le altre majors , segnalando ancora un vivo mercato dollarocentrico, che tuttavia attenua i suoi toni in attesa dei prossimi market movers che certamente daranno nuovo focus per gli operatori sul dollaro americano.
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