LA STRADA DELLE MANI FORTI del 17.09.2023
LA BCE AFFONDA L’EURO
-CONTESTO
Iniziata la stagione delle banche centrali e questa volta la prima a muovere le proprie pedine è stata la BCE, mentre la FED scenderà in campo solo il 20 settembre, prossima settimana.
Premessa la strada maestra che guida tutte le banche centrali, ovvero il rientro dell’inflazione, i contesti macroeconomici sono diversi nelle varie aree economiche mondiali e le decisioni prese dalle rispettive banche centrali impattano in maniera diversa su un tessuto economico vario .
La BCE ha deciso, seppur in maniera non unanime di alzare il costo del denaro per la decima volta consecutiva, portando il tasso definitivo al +4.50% livello tra i più alti per la storia dell’unione europea , che ha registrato un costo del denaro pari solo nel lontano 2001-2002. La decisione spiazza gli operatori, che erano incerti su quale strada potesse intraprendere la banca centrale visti i pessimi dati che la congiuntura macro ha fornito nell’ultimo mese, ricordiamo i PMI ( manifatturiero a 43.5 e service a 47.9) , la fiducia dei consumatori a -16, le vendite al dettaglio al -0.2% dallo 0.2 precedente, e questa volta anche il motore trainante dell’economia europea, la Germania, fa da apripista al rallentamento economico.
A condire il quadro le difficoltà del partner cinese, che rimane colonna portante delle esportazioni europee, senza contare le incertezze sul fronte energetico che restano un fardello pesante in vista del prossimo inverno e del mancato passaggio alle rinnovabili.
In questo contesto il rialzo del costo del denaro sarà un pesante macigno sulle spalle di famiglie ed imprese , che guardano ora con sfiducia al futuro minando la possibilità di una sana e rapida ripartenza dell’economia. La speranza della Lagarde è riposta nella possibilità che il calo dell’inflazione dia nuovo slancio al potere di acquisto dei cittadini , idea che riteniamo poco concreta se pensiamo alla possibilità di un aumento considerevole della disoccupazione ed ad un calo dei salari medi, ma come sempre sarà il tempo a dirci quale strada sarà la migliore.
Le proiezioni per l’economia europea fornite dalla BCE per i prossimi 3 anni sembrano confermare il quadro pessimista sopra citato, con disoccupazione in aumento, calo del GDP e un’inflazione che non rientrerà prima del 2025… l’euro crolla sotto il peso delle macerie della sua economia!
Si attende ora la FED che crediamo possa ancora alzare il costo del denaro grazie ad una migliore congiuntura macroeconomica che reggerebbe meglio l’impatto di politiche economiche aggressive. Gli ultimi dati sull’inflazione pubblicati la scorsa settimana, hanno lasciato i mercati ricchi di incertezze, con una netta divergenza tra CPI uscito in aumento al 3.7% dal 3.2% ed il dato core in calo dal 4.7 al 4.3%. la componente energy gioca ora un ruolo fondamentale per le decisioni della FED e gli attuali aumenti delle quotazioni del Crude Oil sembra non deporre a favore di scelte dovish. La Fed ha sul tavolo la possibilità di una pausa , lasciare il costo del denaro al +5.5% e attendere che l’economia segnali nuovi rallentamenti per avere un maggior numero di dati a disposizione e rimanere adeguatamente lontano dalla curva. Resta tuttavia lontano l’obbiettivo del 2% e la forte economia USA potrebbe rendere più resiliente l’inflazione, dato anche uno svantaggioso effetto base, il che potrebbe far propendere la FED per ulteriori inasprimenti della sua politica.
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