INFLAZIONE IN CALO IN EUROPA.
I dati usciti ieri in Europa, relativi ai prezzi alle importazioni tedesche (che peraltro facevano seguito ai dati sull’inflazione tedesca del giorno precedente), unitamente ai numeri francesi sull’inflazione, stanno dimostrando inequivocabilmente come il rialzo dei tassi stia cominciando a pesare sulla congiuntura economica del vecchio continente, dando una spallata all’inflazione, almeno su base mensile, mentre su base annua restiamo ancora al di sopra dei livelli di guardia. Ma ciò che interessa in questo momento ai mercati, sembra essere il livello dei prezzi che, se anche evidenza la presenza di possibili condizioni recessive, viene interpretato dagli stessi come una buona notizia. Di fatto però, chiunque operi sui mercati da anni o si interessi di questioni finanziarie, non può non rilevare come in questo periodo i dubbi prevalgano sulle certezze. E’ meglio inflazione in calo, dovuto al calo della domanda globale, che porterà presumibilmente alla recessione, oppure sarebbe meglio che la congiuntura non rallentasse con il rischio di ulteriori rialzi del costo del denaro da parte delle autorità monetarie di mezzo mondo con possibili conseguenze sulla crescita nel medio e lungo termine ? Non è facile rispondere a questa domanda anche se pensiamo che il primo caso, cioè è meglio una inflazione in calo, sia quello preferito da analisti e investitori in questo momento. Ma non si pensi che il crollo della domanda possa fare bene alla ripresa economica, specialmente nel breve termine, tantomeno si pensi che continuare a rialzare i tassi possa frenare la cavalcata dei prezzi, per lo più esogena. Ci vorrà tempo perché gli avvenimenti possano risponderci e dirci quale sarà la soluzione migliore, o forse, sarebbe più corretto dire, quale sarà il male minore. Tornando ai dati di oggi, possiamo ricordare che dopo il vistoso calo dell’inflazione tedesca, vi è stato un vistoso calo anche dei prezzi alle importazioni, mentre in Francia l’inflazione è scesa più del previsto, in linea con quella tedesca. Dall’altra parte i dati sui Pmi per il vecchio continente ci consegnano numeri positivi per Italia Francia, Germania ed Eurozona nel suo complesso, con effetti immediati positivi sulle borse europee. Nel pomeriggio poi sono usciti numeri inferiori alle attese sul Pmi americano, uscito a 48.4 contro attese di 48.5, mentre in serata i verbali della Fed non hanno regalato sorprese. La Banca centrale americana resta impegnata a combattere l’inflazione ad ogni costo e da quanto si legge, non pare orientata a mollare la presa. Intanto sul fronte materie prime segnaliamo che i prezzi del gas naturale in Europa sono scesi sotto i 70 Euro per megawatt ora, un minimo inferiore ai livelli di febbraio, prima dell’inizio della guerra. Il clima mite ha sicuramente aiutato al calo del prezzo e le previsioni danno condizioni ancora generalmente stabili con temperature sopra la media anche per le prossime settimane. Petrolio intanto a 74 dollari per il Wti e 79 per il Brent, in tendenza ancora ribassista e vicino ai supporti chiave. Sul fronte cambi, price action ancora poco significative con i principali rapporti di cambio in trading range ed EurUsd tra 1.0550 e 1.0650. Cable sopra 1.2050 con Eurgbp in correzione ribassista. Correzione per tutte le altre valute e cross poco volatili. L’attenzione ora si sposta sui dati dell’inflazione Europea e sui NFP americani di venerdì, primo vero banco di prova per gli operatori, di questo 2023, iniziato all’insegna della lateralità. Buona giornata e buon trading.
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