Il prospetto Mifid2 riportato sopra vede un rendimento annuo del portafoglio del cliente del -12,48% con costi impliciti del 2,49% ed espliciti dello 0,17%. Siamo magnanimi: nel conto dovrebbe essere ricompresa l’imposta di bollo dello 0,2%, che va allo stato. Cosa accadrebbe se, con patto standardizzato, si stabilisse che 1) gestione passiva ad esempio 0,2% restituita al cliente 2) gestione attiva ad esempio 1% restituita al cliente 3) “Fee Only” X%. Produttori e distributori diverrebbero soci al 50% del business e gli intermediari potrebbero, in futuro, assumere consulenti finanziari indipendenti, considerando che rinuncino alle entrate relative alla quota del collocamento. Il consulente emette fattura su due parametri: 1) il capitale 2) l’impegno, ossia ore di lavoro, ricerca e approfondimenti, necessari per soddisfare le esigenze del cliente. Quest’ultimo non è sotto conflitto di interesse del collocamento, paradossalmente potrebbe rimanere liquido e il consulente guadagna ugualmente perché è stato in grado di soddisfare le esigenze dell’investitore in base al profilo rispettando veramente l’adeguatezza, senza il rischio di mal di budget delle reti. Ovviamente con l’eliminazione delle fee da collocamento ci sarebbero meno prodotti ma veramente competitivi e migliori di quelli presenti oggi sul mercato; magari i prodotti del futuro potrebbero anche costare il 3% ma con un rendimento medio annuo del 9% ed un drawdown medio del 4% negli ultimi 10 anni. Lo stesso varrebbe per i consulenti: ci sarebbero più professionisti capaci in un mercato concorrenziale che vedrebbe parcelle diverse e premianti dove i clienti, rispetto ad oggi, li porterebbe anche l’intermediario.
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