IL DOLLARO NON MOLLA LA PRESA.
La settimana appena conclusa, sui mercati, ha riproposto il tema classico di questo 2022, ovvero un dollaro che sale senza soluzione di continuità, unitamente ad un mercato azionario che ha ceduto terreno, sull’onda delle parole del Presidente della Fed di St Louis Bullard che ha continuato a reiterare la necessità di proseguire nella politica monetaria restrittiva, parlando di un prossimo rialzo a settembre di 75 punti base, sull’onda dei dati più positivi che negativi, usciti nelle ultime due settimane negli Stati Uniti. Secondo il rappresentante del Fomc, l’inflazione non ha raggiunto il picco e questo costringe le banche centrali a rimanere aggressive sul fronte tassi. Il dollaro ha chiuso la settimana in gran spolvero, contro quasi tutte le valute, e ha spinto l’Euro a ridosso della parità, dopo 5 sedute di costante caduta libera della moneta unica, verso la quale si addensano nuove nubi, specialmente dopo la pubblicazione di dati tedeschi decisamente peggiori delle attese e che fanno pensare ad un periodo realmente difficile per il vecchio continente. Consideriamo infatti, che nel prossimo autunno, si cominceranno a sentire gli effetti delle limitazioni dell’import di gas dalla Russia, e l’aumento dei prezzi dell’energia, che nel vecchio continente sono saliti in modo preoccupante. Il pensiero che si possa vivere un inverno fatto di aumento dei prezzi e razionamenti, con conseguenze significative sulla produzione, sta spingendo gli investitori a vendere ancora Euro, che senza un intervento, almeno verbale e a sostegno, da parte della Bce, può rischiare il tracollo e la perdita di credibilità del sistema Europa. L’abbandono eventuale della parità sarebbe estremamente pericoloso. C’è da dire che anche la sterlina non se la passa molto bene con un cambio vicino a 1.1800 e ai minimi dell’anno a 1.1740 e paradossalmente l’EurGbp è salita quasi a 0.8500, per cui la valuta britannica è riuscita anche a far peggio della moneta unica, nonostante dati estremamente inflattivi e che costringeranno la Boe ad alzare i tassi, da qui ad un anno, di almeno 2 punti percentuali. Ma in questo momento la narrativa è che se escono dati inflattivi in Uk, l’analisi degli investitori su questo dato è esattamente il contrario di quanto viene fatto per il rialzo dell’inflazione americana, che invece spinge gli investitori ad acquistare dollari, sulle prospettive di rialzo dei tassi. Sembra un paradosso, ma questa appare la dinamica attuale. Lo Jpy è l’altra valuta che ha ceduto terreno, tornando contro dollaro intorno a 137.00, non lontano dai minimi vicini a 140.00 per il UsdJpy. Non dimentichiamo però anche Aud e Nzd che hanno ceduto di schianto la settimana scorsa, tornando a 0.6875 e 0.6170 rispettivamente. UsdCad tornato a 1.3000 dopo i dati negativi sulle vendite al dettaglio. Insomma, un dollaro che sale con prepotenza senza accennare a correzioni, spinto dai tassi di interesse più alti che lo rendono decisamente più appetibile, e da una congiuntura americana migliore che altrove. Finirà ? Prima o poi le banche centrali dovranno porre un freno al deprezzamento delle altre valute, che importano ulteriore inflazione nei paesi di riferimento, e che rischiano di collassare. Un dollaro troppo forte peraltro non fa bene neppure all’economia a stelle e strisce. Ma quanto durerà non lo sappiamo, e il periodo più difficile in Europa, e Gran Bretagna, forse, dovremo ancora vederlo. E la settimana si preannuncia ancora più difficile per le valute concorrenti il biglietto verde, dato che in settimana parlerà Powell al simposio di Jackson Hole, e difficilmente ci sarà discontinuità con le parole espresse da Bullard e altri rappresentanti del board della Fed. Arriveranno anche i dati americani relativi a redditi e spesa personale, ordini beni durevoli e la seconda stima del Pil del secondo trimestre. Saranno poi pubblicati i Pmi per Usa Uk, Australia, Germania, Francia e Giappone. Buona settimana e buon trading.
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