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Saverio Berlinzani
Saverio Berlinzani
27 luglio 2022 07:31 • 6 mesi
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FED TOCCA A TE

E così, in un crescendo di attesa, tensione e incertezza, nel bel mezzo di una delle estati più torride degli ultimi 30 anni, siamo finalmente arrivati al giorno in cui la Fed deciderà nuovamente sulla politica monetaria, che rappresenta il market mover più importante da molti mesi a questa parte. La decisione di questa sera, ma soprattutto i toni che ascolteremo poi nella conferenza stampa di Jerome Powell, rappresenteranno una sorta di stella cometa che indicherà la via ai mercati nelle prossime 9-10 settimane, ovvero il tempo che ci separerà dalla prossima riunione del 20 21 settembre 2022. In questo lasso di tempo, i mercati si muoveranno in base all’approccio che la Fed adotterà, senza dimenticare ovviamente, i prossimi dati macro che usciranno nel mese di Agosto, che ha spesso rappresentato un momento estremamente significativo, con sbalzi di prezzo importanti, determinati anche dall’assenza di molti attori sui mercati, considerate le festività estive. Occhio quindi al mese in oggetto, perché molto potrebbe accadere. Ieri il Fondo Monetario Internazionale, a proposito di congiuntura e crescita globale, ha abbassato le sue previsioni di crescita per l'economia globale al 3,2% nel 2022, dal 3,6% della proiezione di aprile, mentre le prospettive per l'inflazione sono state riviste al rialzo al 6,6% nelle economie avanzate (5,7% ad aprile) e al 9,5% nelle economie emergenti e in via di sviluppo economie (contro l’8,7%), a causa dei prezzi dei generi alimentari e dell'energia, nonché dei persistenti squilibri tra domanda e offerta. Nel frattempo, l’Istituto ha messo in guardia dai rischi che potrebbero emergere nell’outlook economico, in ragione di tante questioni, tra cui la guerra in Ucraina, che potrebbe portare a un arresto improvviso delle importazioni di gas dalla Russia. Ma anche l'inflazione che non scende e la cui forza potrebbe protrarsi nel tempo. Sono presenti poi condizioni finanziarie globali più restrittive che potrebbero indurre in sofferenza il debito. Senza dimenticare, infine, la frammentazione geopolitica che potrebbe ostacolare il commercio e la cooperazione globale. Tornando invece a bomba alla decisione di stasera, possiamo ipotizzare differenti scenari a seconda dei toni che JP utilizzerà. Noi scommettiamo sul fatto che sarà difficile, per il Presidente, cambiare l’approccio che ha mantenuto nelle precedenti riunioni, anche solo per coerenza, e non crediamo basti qualche dato negativo uscito recentemente, per modificarne il sentiment. La Fed a questo punto deve andare avanti anche se le conseguenze, a tendere, magari in autunno, dovessero presentare un conto salato, ovvero la recessione. Ritirarsi ora, oppure avere un approccio meno falco e più accomodante, sarebbe, a nostro avviso, una perdita di credibilità che la Fed non può permettersi. Tutto questo, nonostante il fatto che tassi più alti andranno ad aggravare una situazione debitoria decisamente difficile, in ragione del fatto che vi saranno maggiori interessi da pagare sulle emissioni di titoli. Quindi anche la Fed può sì tirare la corda, ma fino ad un certo punto. Bisogna capire dove sarà tale livello di allarme, oltre il quale non si dovrà andare. Sul fronte delle price action, e provando a simulare le conseguenze di una Fed fotocopia delle precedenti riunioni, possiamo immaginare che l’EurUsd, possa ancora scivolare verso la parità specie osservando la price action di ieri, quando da 1.0260 siamo scesi sotto 1.0130 proprio in relazione al fatto che il mercato comincia a scontare un delta tasso più alto a favore del biglietto verde. Tutte le altre coppie di valute andranno a ruota in un mercato perfettamente dollaro centrico. C’è però una incognita rispetto alle altre volte che va osservata, ovvero il fatto che fino a 10 giorni orsono, e specialmente dopo gli ultimi dati sui payrolls, estremamente positivi, qualche analista aveva ipotizzato un rialzo di 100 basis points, a maggior ragione dopo che anche la Bank of Canada, nell’ultima riunione, aveva alzato dell’1% i tassi di riferimento. Pertanto si erano avanzate ipotesi di un possibile rialzo analogo per la Fed. Ma gli ultimi dati Pmi e qualche dichiarazione dei rappresentanti del board della Fed, hanno lasciato intendere che i 100 basis points sarebbero quasi fuori discussione. E peraltro questa, è stata anche la ragione del rimbalzo della moneta unica. Basterà questo per impedire un nuovo tentativo di sfondamento della parità ? Non lo sappiamo ovviamente, ma è interessante cercare di interpretare il sentiment del mercato a seconda dei diversi scenari possibili. Venendo ai dati usciti questa notte sul mercato asiatico, segnaliamo l’inflazione in Australia, salita ormai al 6.1% nel secondo trimestre rispetto al 5.1% del primo, anche se il dato è inferiore al consensus di 6.2%. E’ il livello più alto dal 2001, e le ragioni sono sempre le solite, dall’aumento dei costi dei settori energetico e alimentare, fino all’aumento dei prezzi sul mercato immobiliare. AudUsd ancora nell'area delle ultime sedute intorno a 0.6930. Il fulcro resta la Fed. Appuntamento quindi a stasera, tutti davanti ai monitor e collegati con la Banca Centrale Usa unitamente alla conferenza stampa del Governatore della banca centrale più importante al mondo. Buona giornata e buon trading.

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