LA SETTIMANA MACROECONOMICA
Settimana breve per i mercati finanziari che hanno visto l’America chiusa ieri per il giorno del ringraziamento e oggi una chiusura anticipata alle 19.00.
Pochi i dati macroeconomici che hanno caratterizzato l’ottava di contrattazione, ma sebbene scarsi nei numeri, ugualmente interessanti per delineare la chiusura di questo 2022 e iniziare a proiettarsi con idee più chiare al nuovo 2023.
Procediamo cronologicamente, partendo da martedi 22 con le vendite al dettaglio in Canada, che sono risultate peggiori rispetto ai dati precedenti, sia su base mensile con un -0.5% rispetto al +0.4% , si evidenzia un profondo rallentamento nella domanda aggregata , e se si guardano i dati delle vendite escluse le auto passiamo su base mensile ad un -0.7%, mentre su base annuale rimaniamo stabili al +6.9% con il dato generale.
La scelta della BOC resta ancora aggressiva, e come le altre banche occidentali, ugualmente alle prese con la lotta all’inflazione, mantiene ferma la rotta verso un rallentamento dell’economia a partire dall’occupazione per terminare con la domanda aggregata ed infine ottenere un rientro dell’inflazione.
Evidente la correlazione tra l’occupazione e le vendite al dettaglio in canada, poniamo la vostra attenzione al grafico proprio per mettere in luce come una disoccupazione in aumento influenza i consumi , e quindi i prezzi finali di beni e servizi.
Con una buona forza il dollaro canadese si porta sulle aree di massimo settimanale contro un dollaro americano decisamente più debole, ma dobbiamo notare che entrambi gli asset valutari non brillano e compensano le loro debolezze, senza per ora avere la meglio sulle altre majors.
Abbiamo poi vissuto la fiducia dei consumatori europea, che ancora non trova motivi per ripartire, e sebbene le ultime 2 rilevazioni abbiuamo mostrato dati migliori dei precedenti non possiamo ancora dire che l’ottimismo pervate i conssumatori europei, ma con un dato ancora negativo al -23.9 rimaniamo abbondantemente dentro una fase di pessimismo che sembra essere preludio alle conferme di una fase recessiva europea
Sebbene la prospettiva resta di profondo rallentamento , l’euro mostra ancora ottimi segnali di tonicità special modo contro il dollaro americano, grazie alle prospettive di una BCE in linea con ulteriori rialzi tassi ,mentre la FED sembra non lontana dal tasso di equilibrio , portando interessanti prospettive di un riequilibio tra le due divise.
In serata sono stati poi pubblicati i PMI australiani, sui quali poniamo attenzione, per via di un dato generale positivo al di sopra del 50%, livello che separa le fasi di compressione dalle fasi di espanzione economica, tutta via i dati per i servizi mostrano su base mensile un 47.2 e il manifatturiero un +47.7%, ma far davvero notizia è la RBNZ
Che nella notte del 23 novembre ha effettuato rialzo tassi di ben 75 BP, decisa a contenere un’inflazione che sembra non trovare ancora freni.
Secondo le dichiarazioni di Orr , capo della banca centrale neozelandese, l’economia resta ancora troppo forte, con una disoccupazione ai minimi che non accenna a rallentare, dando ancora estrema forza al mercato del lavoro neozelandese, dove la mano d’opera scarseggia e sembra dunque inevitabile la fiducia dei consumatori che continuano a mantenere alti i consumi ed i prezzi.
Il rialzo tassi porta il dollaro neozelandese ad essere la divisa a migliore tassi di interesse tra le majors, con un +4.25% finale, si trova oggi ad essere migliore persino del dollaro ameircano, il che rende ottimo questo asset per posizionamenti di medio lungo periodo , specialemnte contro valute meno pregiate ,come lo yen che vede ancora un tasso negatvo del -0.10%
Sono seguiti poi i dati USA attesi per la settimana che va a concludersi, in particolar modo gli ordinativi di beni durevoli, e gli initial jobless claim, che questa volta hanno visto dati in crescita, mostrando finalmente i primi segnali di una disoccupazione che sembra farsi presente anche in america, dando cosi pseranze che le azioni intraprese dala FED inizino a dare segnali nell’economia reale.
Si passa dunque a 240K nuove richieste di disoccupazione che insieme ai dati sui pmi, anch’essi visti in forte calo, ancora sotto il livello di 50% per gli states, mettono in luce la possibilità di una svolta nella congiuntura macroeconomica americana.
In questo contesto i verbali FOMC, giovedi 24 sono stati più miti, con la prospettiva di una FED che potrebbe portare i tassi al 5% per poi fermare la sua corsa ed attendere la risposta dell’economia reale , senza di fatto tentare di anticipare la curva.
Sebbene le prospettive sono di attesa di recessione per gli USA, i mercati hanno interpretato positivamente questi dati, mantenendo ancora sostenute le quotazioni,sebbene il vero appuntamento sembra oramai essere la FED del giorno 14 dicembre
Vedremo cosa dirà Powell e quali prospettive si apriranno per il nuovo 2023.
buona giornata e buon trading
SALVATORE BILOTTA