OCCHI PUNTATI SULL’INFLAZIONE IN EUROZONA
Continua ad essere l’inflazione il focus per le banche centrali mondiali, che spingono in maniera aggressiva sul costo del denaro, procedendo a rialzi tassi da 75BP.
Rialzi tassi di tale portata si sono verificati raramente, e per la banca centrale europea possiamo dire che sono eventi unici, tuttavia è unica anche la corsa dei prezzi, che mai per il bloco europea aveva visto tali picchi.
Per buona parte del 2021 , con l’inflazione che timidamente si affacciava al mondo, la banca centrale europea ha snobbato il problema, dichiarandolo più e più volte come una condizione passeggere, dettata principalmente dalle strozzarure nell’offerta, dettate ancora dagli strascichi della pandemia.
Ferma dunque nelle sue azioni di politica monetaria la BCE ha lascia che l’economia si auto regolasse, ma rimanere in vigile osservazione non è stato sufficiente, perche mentre le altre banche mondiali, iniziavano ad inasprire le loro politiche , con la FED a guidare la corsa ai rialzi tassi, la BCE si è trovata alle prese con una delicata frammentazione delle varie economie del blocco economico e far maggior danno l’esplosione del conflitto Russia-Ucraina.
Nulla di più complesso per una banca centrale, dover controllare l’inflazione, dover assolvere al suo mandato di controllo dei prezzi, ma al tempo stesso non distruggere le economie più deboli, che si trovano ancora oggi a fare i conti con alti indebitamenti.
Alzare il costo del denaro, prevedeva la chiusura del piano PEPP , e la fine del sostegno della banca centrale ai debitri sovrani europei, impresa che si è rivelata impossibile da attuale a causa della crisi energetica che si è sviluppata in conseguenza del conflitto in Ucraina.
Le forniture di energia sono crollare e i paesi europei si sono trovati a fare i conti con prezzi fuori portata per famiglie ed imprese, e l’unica azione possibile è stata quella di stanziare ancora fondi da elargire per sostenere il caro energia.
Beh immettere liquidità si può al momento solo tramite ulteriore debito, e pertanto la BCE non può chiudere del tutto il piano di sostegno ai debiti sovrani.
Doppia strada quindi da percorrere ora per la BCE, da un lato mantenere un equilibrato sostegno ai paesi del blocco europeo tramite un soft PEPP e dall’altro i rialzi tassi per contrastare la corsa dei prezzi. Davvero un equilibrio precario.
Gli ultimi dati hanno mostrato un’inflazione europea passare dal +8.9% precedente al +9.1% per il mese di luglio, con l’aspettativa per la rilevazione odierna di un dato stabile.
Ci sembra chiaro che un’eventuale rialzo dei prezzi al consumo, possa spingere la BCE verso nuovi rialzi compresi tra 50 e 75BP, lasciando ancora aperta la strada ai falchi del board della BCE.
Intanto la moneta unica non trova terreno fertile per i rialzi sperati contro il dollaro, che resta invece valuta prediletta.
L’euro ha perso oramai la parità e non sembra sussistano le condizioni macroeconomiche né tecniche per assistere a degli storni rialzisti significativi, che crediamo possibili solo se il biglietto verde dovesse mostrare debolezza.
La moneta unica riesce a mostrarsi più forte solo della sterlina che abbiamo già richiamato nelle nostre analisi e che ha dimostrato di essere in condizioni di forte crisi per la sua congiuntura macroeconomica, lasciando quindi spazio a rialzi per il cross eurgbp.
Seguiremo i dati in pubblicazione oggi che saranno chiusura di una settimana non priva di volatilità.
Buon trading
Salvatore Bilotta.