L’ECONOMIA MONDIALE RALLENTA CON I PMI IN BRUSCA FRENATA.
Come più volte detto nelle nostre analisi, alla domanda di quando si vedrà il dollaro calare, la risposta è rimasta sempre la stessa: quando anche la congiuntura macroeconomica rallenterà!
In una fase storica, dove il ciclo economico è chiaramente di rallentamento e recessione globale, il dollaro ha svolto fino ad oggi la sua funzione di rifugio mondiale, trascinando a ribasso i listini mondiali, che si sono preparati all’idea di un drenaggio di liquidità come mai prima d’ora e un ritorno a livelli pre-pandemici, che vedono l’economia reale riallinearsi con il mondo della finanza.
Senza l’aiuto delle banche centrali, i prezzi dei listini azionari sono decisamente troppo alti, soprattutto se visti in relazione agli utili che possono generare nel prossimo futuro le aziende mondiali che si troveranno ad affrontare una recessione mondiale.
Tutto crolla sotto i colpi di un super dollaro!
Ma come sempre, nulla è per sempre, e l’unica speranza questa volta per gli operatori viene da un reale rallentamento dell’economia globale, ebbene si: brutti dati sono ottimi dati!
Può sembrar assurdo, ma avere conferma che le politiche economiche della FED e delle altre banche centrali occidentali stiano dando risultati concreti nel rallentamento della domanda e della produzione mondiale apre le speranze ad un ‘ammorbidimento delle scelte hawkish della FED.
A dare maggior speranza la BOE che ha dimostrato di poter non essere cosi inflessibile nel suo programma di QT là dove la necessità lo richieda.
Oggi i primi segnali negativi, sia per gli Stati Uniti , che per il resto del mondo con i PMI, che segnano il passo a forti rallentamento nella produzione industriale mondiale, riaccendendo le speranze degli operatori di passi indietro da parte delle banche centrali.
Ricordiamo che i PMI registrano l’andamento dell’attività manifatturiera e dei servizi di un paese, e ovviamente riportata a tutto il mondo, ed è espresso in un indice sintetico percentuale da 0 a 100 con il livello chiave a 50.
Sopra il livello di 50 l’economia e il livello di produzione del paese osservato può considerarsi ancora in espansione mentre sotto 50 è netta fase di contrazione, ma va da se che la sequenza di dati e rilevazioni, in crescita o decrescita, possa far ben intuire anche ad un occhio meno esperto la tendenza che la produzione mondiale o del singolo paese sta intraprendendo.
Al fine di chiarire l’importanza di questo dato, per una corretta lettura della congiuntura macroeconomica, facciamo notare che questo dato, oltre al solo valore sintetico appena descritto , fornisce nel suo rapporto più dettagliato una serie di parametri, frutto di sondaggi aziendali, che forniscono il sentiment futuro delle aziende oltre che lo stato di salute delle aziende manifatturiere oggetto di esame.
I parametri che possiamo andare a considerare sono ad esempio” i nuovi ordini” , “ le scorte” , “ l’occupazione “ o le forniture, tutti dati utili a fotografare lo stato di salute del settore manifatturiero o dei servizi del paese preso ad esame.
Entrando ora nel vivo dei dati pubblicati oggi, partiamo da quelli più attesi, ovvero i dati USA:
il dato generale è stato di 50.9%, il che esprime ancora un dato non recessivo, ma la tendenza in atto, in calo da più di 4 rilevazioni, fa ben intuire lo stato di raffreddamento che vive la produzione americana, ancora più chiara se paragonata al +52.8% precedente.
Se scendiamo nel dettaglio dei parametri analizzati, si nota come i nuovi ordini siano in netto calo al 47.1% dal 51.3% precedente, segno che i volumi dei nuovi ordini sono in netta contrazione, raggiungendo il livello più basso dal maggio 2020.
Per la produzione i dati sono positivi con un +0.2% rispetto al mese precedente, che tuttavia resta limitato a proiezioni di breve termine, e tende a nascondere le preoccupazioni per un futuro medio -lungo delle aziende.
Dato importantissimo sono le scorte, che salgono al 55.5% , segno che si teme ancora interruzioni nelle forniture, e che prezzi più alti nel tempo saranno nal digeriti dalle aziende, che se privi di vendite si potrebbero trovare con scorte alte , rigettando l’idea di comprare materie prime a prezzi troppo alti.
Andiamo ora al più ampio dato , quello globale, redatto da J.P.Morgan, che mostra ugualmente negativi: La flessione manifatturiera globale continua mentre la produzione e i nuovi ordini diminuiscono ulteriormente!
La produzione manifatturiera mondiale è diminuita per il secondo mese consecutivo a settembre, a causa del deterioramento dell'assunzione di nuovi posti di lavoro e della contrazione dei flussi commerciali internazionali. Il J.P.Morgan Global Manufacturing PMI, un indice composito prodotto da J.P.Morgan e S&P Global in associazione con ISM e IFPSM, è sceso a 49,8 a settembre, in calo da 50,3 di agosto.
Questa è la prima volta che il PMI principale è stato registrato al di sotto della soglia neutrale di 50,0 da giugno 2020.
Come detto in principio del nostro articolo, l’economia mondiale rallenta, e sembra giunto il momento di prendere profitto sul dollaro americano, che inzia la sua fase di storno, e si aprono le prospettive di speranze rialzista sugli indici mondiali che segnano giornata di grande recupero.
I DATI PEGGIORI , RESTANO I MIGLIORI!
Buon Trading
Salvatore Bilotta.