Transizione "alla bavarese"
Questo post va letto come introduzione ad una serie di scritti futuri che avranno come oggetto la transizione energetica.
Non è un argomento per il quale io possa fungere da Cicerone, questo chiariamolo subito.
Però posso far capire quali siano le “lenti” attraverso le quali inquadro questo problema.
Può essere utile un richiamo storico.
Il marzo 1864 sembrò configurarsi come una svolta positiva per il regno di Baviera. Moriva infatti un re non molto amato e gli succedeva il figlio Luigi.
Non fu particolarmente toccato dalla morte di un genitore che non fu mai anche padre per lui, questo era il destino comune a tutti i primogeniti dei re di quel periodo d’altronde.
Comunque, Luigi aveva 19 anni, una vasta erudizione, muscoli ben distribuiti lungo i suoi 190cm di altezza ed era perfettamente a suo agio nella parte di monarca assoluto: il popolo era felice, c’erano tutti gli ingredienti per un regno lungo e fecondo.
In realtà quei giorni felici altro non furono che i prodromi di un disastro.
Il 13 giugno di 22 anni dopo Luigi non è più re, il governo lo ha dichiarato pazzo e rinchiuso in un castello. Il fisico è sfatto, distrutto da alcol e obesità. La mente poco lucida, offuscata da una tremenda depressione che lo fa passare da violentissimi accessi d’ira a stati di apatia.
Verso sera va a passeggiare lungo il lago di Starnberg assieme al suo medico/carceriere, verranno entrambi ritrovati annegati.
Perché si arrivò a tal punto? Luigi non accettava la modernità e tutto quello che essa comportò, i cambiamenti radicali che essa impose in ogni campo, dal paesaggio violato da strade e ferrovie alla società stravolta dalle fondamenta che erano tali e quali da secoli.
A testimonianza di ciò rimangono gli innumerevoli castelli che fece edificare: luoghi bellissimi in cui cercava di ricreare il mondo medievale che riempiva i suoi vaneggiamenti.
Bene, la transizione energetica è come la modernità: necessaria, ineluttabile e travolgente, un processo che avverrà comunque e a cui non potremo opporci in nessun modo.
Quello che non dobbiamo fare, è la fine di Luigi II di Baviera. La transizione avverrà. Larry Fink di Blackrock ha scritto nella sua lettera ai CEO del 2022: “La domanda ora è: voi sarete tra coloro che guideranno il cambiamento o tra chi sarà guidato?”.
Dobbiamo mettercela via, ma il ruolo degli Stati dovrà essere quello di aiutarci in tal senso.
Innanzitutto non accelerando il tutto o non puntando su strategie sbagliate sull’onda dell’emotività generata dai recenti avvenimenti. Tutti vediamo la nuova versione “globetrotter” di Luigi Di Maio, giusto? Ecco, il segretario generale ONU Guterres ha recentemente affermato: “Investire in nuove infrastrutture per i combustibili fossili è una follia morale ed economica”.
Un’altra ottima idea sarebbe quella di coinvolgere nel processo il maggior numero di paesi del mondo possibile, anche quelli con particolari forme di governo. Pensate che tra il 2019 ed 2021 il totale delle emissioni di CO2 del mondo Cina esclusa è calato di 570 milioni di tonnellate, mentre quello cinese è aumentato di 750!
E qui entra in gioco una questione drammatica: i paesi occidentali hanno potuto inquinare il pianeta per molti più anni rispetto ai paesi in via di sviluppo come Cina e India. Come fare a convincerli a sobbarcarsi gli stessi sacrifici?
La questione decisiva.
https://www.blackrock.com/it/consulenti/larry-fink-ceo-lettera-2022
https://report.ipcc.ch/ar6wg3/pdf/IPCC_AR6_WGIII_SummaryForPolicymakers.pdf