Quirinale, Conte guarda più a destra che al Pd
Questione Draghi: Il timore di Conte e dei suoi è che, senza il suo peso a Palazzo Chigi, il Movimento che si troverebbe costretto ad appoggiare una Marta Cartabia, un Vittorio Colao, un Daniele Franco, non riuscirebbe a farlo con i numeri attuali. Ci sarebbe un’altra emorragia, smottamenti, polemiche, addii e tutto il contorno che da ormai quasi quattro anni tormenta la vita del partito.
Non ultima la kafkiana vicenda dei sei senatori espulsi a febbraio per non aver votato la fiducia al governo e reintegrati di imperio dal Consiglio di garanzia di Palazzo Madama, perché non fu garantita loro una procedura democratica; i sei rientrati sulla carta confermano però la propria avversione all’attuale esecutivo, una faccenda che aumenterà la confusione. A maggior ragione il presidente del Consiglio deve quindi restare dov’è, perlomeno nei desiderata del M5S. Né in questo, nel no di Conte a Draghi al Colle, sono ininfluenti i freddi rapporti tra l’attuale capo del governo e il suo predecessore.