o Franza o Spagna...
Comincia a sembrare chiaro anche alla nostra attuale classe politica che rendersi energeticamente dipendenti da un paese non democratico non è stata una brillante idea; fa sorridere che ad aver compiuto queste scelte siano gli stessi che oggi danno a chiunque gli capiti a tiro del “putiniano”, “putinista” o “pro-putin”.
Comunque sia, oggi si sta cercando da parte italiana di diversificare le fonti di approvvigionamento di gas.
Sembrerebbe logico da parte nostra investire fondi in paesi con una forma di governo il più democratico/repubblicana possibile, in modo di poter firmare contratti il meno dipendenti possibile dai voleri e umori dell’autocrate di turno.
Ebbene, il nostro ministro Di Maio si è recato in Qatar, in Qatar!
Paese in cui da 150 anni e più governa la stessa famiglia, in cui vigono la sharia, l’incarcerazione per donne incinte di figli illegittimi, la fustigazione, la pena di morte per fucilazione e (solo ogni tanto) il lavoro forzato.
Un faro della democrazia!
Bravo Di Maio, molto meglio il Qatar di Putin.
Le cifre relative al nuovo accordo non sono ancora note, siamo probabilmente alle battute iniziali. Di certo vi è la volontà del MiTE (Ministero per la Transizione Ecologica) di aumentare la capacità del terminal di rigassificazione Adriatic LNG almeno a 9 bmc annui.
Il 22% delle quote del “Porto Levante” è detenuto dal gruppo statale qatariota Qatar Petroleum, che recentemente ha cambiato nome divenendo Qatar Energy.
In quell’occasione del 11 ottobre 2021, l’amministratore Al-Kaabi, a chi temeva che l'azienda avesse intenzione di vendere asset per raccogliere fondi come hanno fatto altri operatori del Golfo, ha tenuto a fornire rassicurazioni: “Abbiamo un sacco di soldi”.
Lo stesso amministratore delegato Saad Sherida al-Kaabi, oltre ad essere ministro per l’energia, fino a non molto tempo fa era anche alla presidenza del terminal adriatico.