NESSUNA SORPRESA DA BCE E BOE.
Nessuna sorpresa, è il caso di dirlo, dalle decisioni della Bank fo England e dalla Bce, che hanno alzato entrambe di 50 punti base. Il tema centrale delle diverse conferenze stampa è stato sempre quello legato alle prospettive sull’inflazione e al fatto che occorra ancora tempo prima di riportare l’indice dei prezzi agli obiettivi prefissati dalle banche centrali. Nel caso della Bank of England, i tassi sono saliti al 4%, con il decimo aumento consecutivo del costo del denaro. Si tratta del livello più alto dal 2008. L’inflazione, peraltro, resta intorno al 10% in Gran Bretagna, in un periodo in cui emergono anche rischi di recessione. Per tale ragione la Boe ha dichiarato che non è più necessario adottare una politica monetaria aggressiva, considerato che l’inflazione, sembra aver raggiunto il picco. Il che significa ridurre il ritmo dei rialzi. Le previsioni indicano altri due rialzi dello 0.25% nel 2023. L’inflazione è vista scendere al 4% verso la fine dell’anno in corso. Osservando invece quanto accaduto da questa parte della Manica, segnaliamo l’aumento al 3% dei tassi, da parte della Bce, il livello più alto, anche in questo caso, dal 2008. Miss Lagarde ha promesso un altro rialzo di 50 punti base nella prossima riunione di Marzo, e continuerà ad un ritmo costante per garantire il ritorno dell’inflazione verso il 2% nel medio termine. In aggiunta la Bce drenerà liquidità per 15 miliardi al mese da inizio Marzo, fino a fine Giugno. Dopo le decisioni della Boe e Bce sia Euro che Sterlina, hanno ceduto oltre i 100 pips dai massimi registrati nella notte, un movimento dovuto, se osserviamo i grafici di breve e medio termine, che avevano raggiunto eccessi con divergenze ribassiste interessanti. Ovviamente, a tendere, il mercato potrebbe ancora rimanere ribassista di dollari proprio in ragione del fatto che le politiche monetarie tra la Fed e le altre banche centrali, sembrerebbero divergere, con una Fed in deciso anticipo rispetto alle altre. Nella giornata di ieri segnaliamo, oltre ai jobless claims usciti migliori delle attese, il dato relativo al challenger jobs cut, ovvero i tagli di posti di lavoro annunciati dalle grandi aziende, salito a 103.000 nel solo mese di Gennaio del 2023. E’ il livello più alto dal 2009, a conferma del fatto che i rialzi del costo del denaro stanno producendo effetti anche negli Usa. La settimana però non è terminata, e oggi, è giorno di Non Farm Payrolls che potrebbero ancora creare volatilità. Le attese sono per una diminuzione degli occupati del settore non agricolo di 185 mila unità, un numero che potrebbe confermare ancora una volta che il pivot dei tassi è vicino. Sui cross segnaliamo il movimento di EurGbp, salito oltre 0.8900 per le previsioni negative della congiuntura inglese, con obbiettivi che potrebbero anche essere sopra 0.9000. Il petrolio rimane in trend ribassista con il Wti in area 76 e il Brent a 82, incapaci per ora di violare le resistenze, sia per il calo della domanda globale, sia in ragione del fatto che per ora l’Opec + non è riuscita a trovare l’accordo per il taglio della produzione. Infine, ma non per ordine di importanza, le scorte di greggio negli Usa sono aumentate decisamente in misura superiore al consensus. Intanto l’azionario Usa ha chiuso in modo incerto ieri, in ragione dei deboli rapporti sugli utili trimestrali delle grandi aziende tecnologiche come Apple, Alphabet e Amazon. Prepariamoci quindi ad un fine settimana col botto, come si suol dire, perché i dati sul mercato del lavoro non rimarranno inosservati. Buon trading e buon fine settimana.
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