Inclinata progeditur
L’automobile elettrica è come Raymond Reddington.
Maschio e femmina.
Femmina e maschio.
La forza bruta del maschio terribilmente concupita e finalmente piegata dalla saggezza spietata della femmina.
Lo diceva D’Annunzio che “l'Automobile è femminile […] ha la grazia, la snellezza, la vivacità d'una seduttrice; ha, inoltre, una virtù ignota alle donne: la perfetta obbedienza. Ma, per contro, delle donne ha la disinvolta levità nel superare ogni scabrezza”.
Sembra controllabile e a volte sotto scacco.
Poi, fugge il destino.
Sembra rispondere ai comandi.
Ma non è questa la sua natura.
“Inclinata progeditur”, si muove da sé.
E l’automobile elettrica è bestiale fattosi grazia, selvaggio divenuto cittadino.
“Quello che noi chiamiamo comunemente automobile […] si è preoccupato soltanto in questi ultimi tempi di foggiarsi una specie di abito cittadino. […] Dedicò la massima cura a spogliarsi dalle sue cattive abitudini, dall'emettere fumo oleoso, dallo strepitare in guisa assordante, dal sussultare freneticamente. […] Ma la vettura elettrica fino dal suo apparire fu designata come la vettura ideale per città”.
La vettura elettrica come la vettura ideale per città.
Questo concetto veniva già espresso dal poco conosciuto autore pre-futurista Mario Morasso nei primi anni del ‘900 e da questo vorrei muovere una riflessione sul mondo automotive.
Come si può vedere dal grafico allegato, nel 2019 nelle principali aree del pianeta sono state immatricolate circa 81,1 milioni di auto e le previsioni per il 2030 stimano un aumento di 11,7 milioni di unità.
Di questi, qualcosa come 10,8 milioni di veicoli, il 92% del totale, riguarderanno zone in cui il problema dell’inquinamento ambientale non è così sentito come dall’Unione Europea.
Già questo potrebbe essere un buon motivo per dubitare della bontà della misura che prevede lo stop dell’immatricolazione delle auto con motore endotermico dal 2035.
Dubbi che non possono fare altro che aumentare se pensiamo che la direttiva sembra concentrarsi esclusivamente sulle sostanze emesse dal tubo di scarico.
Chiaramente, da questo punto di vista, l’auto elettrica è imbattibile.
Le cose cambiano considerando il ciclo di vita di un’automobile.
Non mi dilungo troppo, anche qui l’elettricità rimane preferibile.
Il problema però riguarda la generazione dell’energia elettrica, che nel 2020 è stata per il 61% da fonti fossili e la convenienza delle vetture con la “E” è evidentemente legata a questo fattore.
Per quanto riguarda l’Europa, sempre nel 2020, la produzione di elettricità si è basata per il 36% circa sui combustibili fossili ed il 24% sul nucleare.
Si stima che tutto ciò in un futuro sempre più prossimo verrà totalmente rivoluzionato, ma è una speranza verosimile?
Nel periodo 2009-2022 l’energia elettrica prodotta dai 27 membri Ue derivante da fonti fossili è passata dal 50% al 39% della totale.
Quella da rinnovabili dal 20% al 38% e quella da nucleare dal 29% al 21%.
Nel periodo 2022-2035 riuscirà la Ue a dotarsi dei mezzi utili a generare il surplus di energia elettrica necessaria a caricare le auto e ridurre la percentuale di elettricità fossile senza investire nel nucleare?
Mah.
A tutto ciò va aggiunto il capitolo dei costi.
Questi affari elettrici infatti sono costosi.
Secondo Rystad Energy ultimamente le vendite stanno crollando e pochi giorni fa Carlos Tavares di Stellantis ha detto che gli incentivi statali sono fondamentali per realizzare una transizione immediata, l’unica conveniente per i grandi gruppi automobilistici.
L’unica che, tuttavia, il settore imprenditoriale dell’indotto vorrebbe evitare.
Come d’altronde i cittadini di classe medio-bassa che ai prezzi di oggi di fatto non possono permettersi questo tipo di veicoli.
Riuscirà la politica a regolare queste tensioni di mercato garantendo a chi dispone di salari modesti di non perdere quella libertà derivata oggi dalle auto a diesel e benzina?
Di nuovo, mah.
In conclusione fa sorridere come personaggi della sinistra verde italiana, per non fare nomi, Angelo Bonelli, sostengano che la nuova direttiva europea sui motori sia qualcosa di naturalmente necessario in quanto la transizione all’elettrico è “un fatto di mercato”.
Quindi il ruolo della politica sarebbe quello di legittimare legalmente le tendenze di mercato?
Il quale avrebbe deciso di salvare la terra?
Mah.
(Non c’è due senza tre).