Il sangue dalle rape
Jeffrey Sachs della Columbia University nel week-end ha detto al Corriere: “Gli Stati Uniti vogliono che l’Ucraina combatta per proteggere le prerogative della Nato”.
Questa è la realtà della guerra ucraina, è per il bene dell’Ucraina che si anima la resistenza, anche se ciò dovesse costare la vita di molti ucraini.
Perché non può esserci civile sicuro se posto tra due eserciti che si oppongono.
Perché non si tratta di difendere Kiev dal Male.
Altrimenti Kiev sarebbe più meritevole della protezione del Bene rispetto a Kabul?
Ve lo ricordate cos’è accaduto la scorsa estate? I paladini del Bene, di punto in bianco dopo vent’anni, hanno semplicemente detto “signori, noi ce ne andiamo”. I talebani in due mesi presero la capitale afgana e imposero la legge islamica. Al Tg se ne parlò per una settimana, forse due. Appena prima del servizio sul calciomercato. Poi il nulla.
Kiev oggi è di importanza geopolitica rilevante per gli Usa, la Nato, l’Ue e quant’altro. Kabul oggi non lo è più. Questa è la realtà.
Anche perché nell’alleanza del Bene, milita anche la Turchia di Erdogan che il 18 aprile ha dato il via ad una operazione speciale anti-curdi, con l’obiettivo di “spaccargli la testa”. Che negli ultimi anni ha riempito l’Ucraina di droni Bayraktar, gli stessi con cui ha alimentato il conflitto del Nagorno Karabakh. Di cui a nessuno è mai importato nulla.
La stessa Turchia che si sta adoperando per scalzare Russia e Usa dal loro ruolo nella regione dell’Asia centrale: recentemente ha stretto una raffica di accordi commerciali e militari con tutti quei paesi che finiscono per -stan. Giganti confinanti con la Russia pieni di materie prime altamente inquinanti e di tensioni etniche e sociali che le sanzioni euro atlantiche contribuiranno ad esacerbare.
Prendersi gli idrocarburi con la scusa di proteggere le etnie: i veri dittatori, quelli con l’istinto del killer, certe occasioni non le perdono mai.
Ma non ne sentiremo parlare, Astana non è Kiev.
Interessante anche l’articolo del prof. Tagliapietra sempre per il Corriere. Si chiede “ma perché calmierare con soldi pubblici i carburanti (sovvenzionando anche chi arriva al distributore col Porsche) e non usare gli stessi soldi per aiutare chi non riesce a pagare la bolletta?”. Perché, Draghi?
Anche perché si parla di miliardi, pochi, ma miliardi.
Come, per concludere, sarebbero pochi i miliardi di metri cubi di gas che l’Italia riceverà dall’Egitto, 3 appena.
Egitto che vanta un’inflazione al 10%, giacimenti meno riforniti del previsto e 100 milioni di anime da sfamare senza grano ucraino.
Chiedere gas all’Egitto sembra come voler cavare il sangue da una rapa.
Inoltre secondo il Parlamento europeo viola sistematicamente i diritti umani e politici.
Evidentemente anche Il Cairo non è Kiev.