Focus sul Kazakistan
Il regime è riuscito nel suo intento, va sottolineato. Nella capitale cristallizzata nessuno ha ben chiaro che cosa sia successo negli ultimi sette giorni e a nessuno pare interessare veramente, se non per i disagi dello stato di emergenza dichiarato fino al 19 gennaio: coprifuoco dalle 23 alle 7, una finestra di accesso a Internet di appena quattro ore (dalle 9 alle 13), il limite a diecimila tenge (circa 20 euro) al contante prelevabile al bancomat, la chiusura di molti negozi e ristoranti, blindati dell'esercito a presidiare le arterie urbane principali che dipartono dall'aeroporto internazionale "Nursultan Nazarbayev", intestato al "padre della patria" come molti altri palazzi e musei. La stessa capitale porta il nome dell'autocrate 81enne che è stato padrone indiscusso e indiscutibile della politica kazaka per trent'anni, fino al passaggio di consegne del 2019. E il cui ruolo, in una crisi inaspettata che tutt'ora rappresenta un'enigma da sbrogliare, va ancora capito.