BCE, IL GIORNO CHIAVE
Finalmente, possiamo dirlo, è arrivato il giorno della decisione della Bce. E’ quindi il giorno più importante del mese, probabilmente anche superiore alla decisione della Fed di fine mese, e la ragione è legata al fatto che, mentre della Fed e della sua retorica, sappiamo tutto ormai, ovvero che vi sarà un rialzo del costo del denaro dello 0.75%, rispetto alla Bce le incognite sono in realtà molto più significative, perché all’interno del board pare esserci una spaccatura evidente tra i membri appartenenti ai paesi del nord Europa rispetto a quelli invece periferici del sud. La sensazione è che la navigazione della Bce sia molto più complicata di quella delle altre banche centrali, così come gli ostacoli che si trovano sul suo tragitto, sembrano essere decisamente più rilevanti. Quindi l’autorità monetaria del vecchio continente deve giostrarsi all’interno di diverse anime, e deve lavorare di cesello sugli strumenti che ha in possesso (Pepp, Ap), dall’acquisto dei bonds, al reinvestimento delle emissioni in scadenza, fino alla novità recente dello scudo antispread, senza dimenticare l’entità del rialzo dei tassi che probabilmente contribuisce ulteriormente alla divisione interna. E’ non dimentichiamo l’Euro che fino ad ora, è stato abbandonato al proprio destino, in assenza di dichiarazioni a sua difesa, in una sorta di benign neglect preoccupante per certi aspetti. Va ricordato però che una volta rotta la parità, settimana scorsa, abbiamo assistito ad un ripresa veemente, come se ci fosse qualche grosso nome istituzionale sotto a tale livello, ad acquistare. Oggi, per tale ragione diventa una giornata cruciale, perché un eventuale rialzo di soli 25 punti base, a nostro avviso, potrebbe far ritornare l’Euro verso i supporti chiave di brevissimo, e poi nuovamente la parità. A meno che Lagarde non si dimostri strenuo difensore della moneta unica con dichiarazioni forti che smontino le velleità della speculazione. Per vedere l’Euro consolidare senza crolli, crediamo che dovrebbe esserci un rialzo di almeno mezzo punto percentuale, perché in questo caso il mercato capirebbe che comunque la priorità resta quella di combattere l’inflazione. E’ chiaro che la recessione è un problema e un qualcosa di assai vicino, osservando gli ultimi dati, specie se li sovrapponiamo alle notizie relative alla guerra del gas con la Russia. Ma a questo punto, se la Bce andasse incontro alle aspettative di mercato, ciò potrebbe alimentare la discesa del petrolio, proprio in ragione di una recessione più probabile. Quindi, il movimento dell’Euro dipenderà dall’entità del rialzo ma non solo, e sarà cruciale ascoltare Lagarde, che è chiamata alla prova più difficile, ovvero far capire ai mercati che la Bce è credibile e difende l’Euro ad ogni costo. Relativamente alle sorti della moneta unica, non possiamo dimenticare che nel nostro paese, la crisi di Governo è ormai realtà e probabilmente si andrà a votare in autunno, in un clima peraltro già pesante economicamente. Cosa succederà ? La situazione è ingarbugliata e il rischio che la moneta unica debba passare anche da queste forche caudine, è concreto, dato che lo spread è schizzato al rialzo sopra dei 235 punti. Difficile fare previsioni, ma questo è un altro tassello verso l’arrivo di una crisi senza prcedenti per l’Europa. Passando alle altre valute, segnaliamo la debolezza della sterlina, nonostante siano usciti, ieri, dati sui ppi e sui cpi ben superiori alle attese. Con un +9.4% di inflazione su base annua che dovrebbe spingere la Boe a ripetuti rialzi dei tassi. Ma il mercato continua a non credere alla valuta britannica e appena può la vende su ogni rialzo. Anche in questo caso siamo di fronte ad una perdita di credibilità, causati da un Governo, quello di Boris Johnson, ormai dimissionario, che non è riuscito a trovare il favore dei mercati. Da segnalare poi il ribasso dell’inflazione in Canada a +8.1% rispetto al +8.4% atteso, dato che non ha però sconvolto di molto l’assetto delle price action sulla valuta nordamericana, rimasta tutto sommato assai forte a 1.2875. Nella notte la Boj ha lasciato invariati i tassi a -0.10% mantenendo l’obiettivo dei rendimenti dei titoli di stato al di sotto dello 0.25%. In aggiunta la Boj ha tagliato le stime di crescita al 2.4% per l’anno in corso dal 2.9% di aprile, citando come ragione i soliti problemi di approvvigionamento e alla situazione geopolitica. L’inflazione è prevista rimanere stabile nel 2022 al 2.3%, non sufficiente però per alzare il costo del denaro. Jpy che rimane vicino ai minimi contro dollaro in area 138.20. Sul fronte strategico abbiamo detto, ci aspettiamo alta volatilità oggi, in occasione della decisione della Bce che condizionerà tutta la giornata operativa. Buon trading e buona giornata.
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