Basta, voglio il divorzio!
Giornata festiva ieri.
Una festa sempre più complicata per il nostro paese in realtà, proteste a Milano, Roma, Torino, Bologna, Reggio Emilia… le proteste dei soliti noti esacerbate dal momento di guerra.
Una parola l’ha fatta da padrona in questo periodo: sacrificio, sacrificio, sacrificio.
Ieri, il parossismo, la nostra Patria salvata dal sacrificio.
Oggi, tramite qualche sacrificio di enormemente minor portata, viene prospettata anche a noi la possibilità di salvare un paese. Di salvare l’Occidente. Di salvare la libertà.
Vale la pena compiere dei sacrifici, per la pace, no?
Ma qui non si parla di pace, non è la pace che otterremo con i sacrifici.
Tramite questi sacrifici stiamo cercando la fine delle ostilità, che non è esattamente la pace, anzi.
Non sono riuscito a dar vita a grandi elucubrazioni macroeconomiche, vi dico solo cosa vedo dietro questa situazione: disaccoppiamento, divorzio, “decoupling”. Ne parlerò più diffusamente nei prossimi post, questa è un’altra introduzione, come per la transizione energetica.
Credo che la contingenza bellica potrebbe risultare propizia per dare una forte accelerazione a quel processo di disaccoppiamento economico tra blocco occidentale e blocco sino-russo: un processo che avrà dei costi, certo. Ma ormai le considerazioni di natura geopolitica stanno quasi superando quelle economiche nella scala di priorità dei decisori politici.
Sacrifici necessari.
Come diceva il potente duca d’Alba (qui splendidamente ritratto da Tiziano), “se la ferita degenera, urgono la spada ed il fuoco”.
Non perdete i prossimi post.