Fin sopra i 2 miliardi sugli hotel italiani: investimenti al top
Può essere che l’anno in corso veda “il concretizzarsi di transazioni in attività maggiormente dissestate, probabilmente più concentrate nei mercati secondari”, aggiunge la nota, che tuttavia non prevede grandi quantitativi di sofferenze creditizie nel settore, come invece accadde dopo la crisi finanziaria del 2008, per il fatto che “operatori e proprietà sono oggi meno esposti a elevate leve finanziarie, risultando più solidi e performanti”. L’Italia, grazie alla ripresa delle performance alberghiere favorita dalla forza della domanda domestica, è rimasta “tra le destinazioni privilegiate dagli investitori attivi nel settore hotels, in particolare nel comparto leisure e nelle maggiori città d'arte per i segmenti più alti”. Più problematico, invece, il rilancio della nicchia dei viaggi di lavoro, che risente dello sviluppo, strutturale, di incontri e riunioni in remoto. Il mercato italiano è ancora “dominato da una forte frammentazione delle proprietà e da una limitata qualità delle strutture e dei servizi offerti”, per Cbre