QUAL E' LA VERA PERCENTUALE DEI TRADERS CHE FALLISCONO ?
Il mondo del trading è disseminato di conti di trader che ci hanno preceduto. Penso che sia abbastanza evidente che il trading sia davvero difficile e che la maggior parte delle persone che ci provano non riescono a sopravvivere a lungo.
Ma qual è la statistica reale sul fallimento come trader? Di solito si dice che sia tra il 95% e il 99%, ma è vero?
Prima di tutto, non possiamo nemmeno sapere di cosa stiamo parlando se non definiamo il fallimento e di conseguenza anche il successo. Affermare che "fallire" è non diventare ricchi è a mio avviso riduttivo ed in effetti questo è davvero il primo grande problema nell'esplorare l'idea alla base di questa statistica.
Cosa significa fallire come trader? Tutto il 95% di quelli che presumibilmente falliscono, hanno le stesse aspettative su se stessi? Penso che possiamo tranquillamente dire di no su questo aspetto.
Le ragioni per cui le persone si affacciano al mondo del trading sono varie quanto le persone stesse.
C'è chi vuole e pensa di fare soldi facili, oppure chi cerca la fama o il riconoscimento degli altri, taluni cercano la soluzione per uscire da un profondo buco finanziario in cui si sono trovati e per finire ci sono anche coloro che mirano solo all'eccitazione del gioco d'azzardo nel più grande casinò della terra.
Quindi, a meno che non confrontiamo coloro che hanno le stesse aspettative dal trading, non possiamo ragionevolmente affermare che una percentuale specifica di persone fallirà. Ma anche questo non basta.
Dobbiamo guardare anche alla motivazione, alla determinazione e alla pura dedizione al mestiere del trading.
La vera domanda è se tutti coloro che vogliono fare trading hanno lo stesso livello di impegno nell'acquisizione delle competenze necessarie.
Posso affermare senza esitazione assolutamente no.
La maggior parte "fallirà" soprattutto a causa di questo, in quanto non saranno disposti ad impegnarsi nel duro lavoro necessario non solo per acquisire conoscenze tecniche su metodi e strumenti, ma anche per formare quell’esperienza necessaria che si acquisisce solo attraverso ore, giorni, mesi e anni di trading effettivo.
Duro lavoro che deve coinvolgere anche e soprattutto la sfera psicologica. Si fallisce perché non siamo disposti ad ammettere che il primo motivo di fallimento nel mercato siamo noi stessi, a causa del nostro ego, della nostra incapacità di controllare le proprie pulsioni e le proprie emozioni, lavoro in cui io stesso mi impegno costantemente ogni giorno, perché ancora oggi rappresenta il mio “cigno nero” dal quale fatico a liberarmi.
Tutti i corsi che si fanno e le ore passate a studiare, non saranno sufficienti da soli ad imparare a fare trading se non fate trading realmente, con gli errori che ne conseguiranno ma che sono essenziali per formare quella esperienza indispensabile per essere un trader.
OK, quindi se fossimo in grado di prendere quel 95% di persone e filtrarle solo per coloro che hanno le stesse aspettative dal trading e lo stesso livello di impegno e dedizione, potremmo quindi capire meglio quale percentuale è probabile che fallisca?
Non ancora, perché anche dobbiamo ancora definire cosa intendiamo per successo.
Che aspetto ha il successo? Potreste pensare "Oh, è facile, è tutto ciò che non è un fallimento!" ma nel trading, non è così chiaro.
Le perdite sono una parte fisiologica del fare business in questo mondo, quindi non possiamo giudicare il fallimento dalla consueta e ovvia metrica di "perdita". Se qualcuno brucia un conto da 5000 euro che aveva fatto per testare un'idea e ricavare un guadagno con esso, se è intelligente non lo avrà bruciato invano perché saprà ricavare da quell’evento economico negativo un vantaggio per aver raggiunto un grado di consapevolezza maggiore nel suo trading, quindi possiamo definire questo evento un fallimento?
Il successo è cosa diversa per le persone. Per alcuni potrebbe significare raggiungere un particolare obiettivo finanziario, come guadagnare una certa cifra di denaro o acquistare la casa dei loro sogni o qualcosa del genere. Per qualcun altro sostenere il proprio stile di vita potrebbe essere l’obiettivo, oppure avere soldi a sufficienza per aiutare una persona cara a uscire da una brutta situazione, e l'elenco potrebbe continuare praticamente all'infinito. Non esiste un unico punto di riferimento per il successo più di quanto non ce ne sia per il fallimento!
Quindi, detto tutto ciò, penso che l'unico modo ragionevole per attribuire una percentuale specifica a chi fallisce in un'impresa come il trading, sia quantificare l'esatto tipo di persona di cui stiamo parlando, cosa costituisce esattamente il fallimento e cosa esattamente costituirebbe il successo.
Ora, se:
• includiamo nel nostro campione tutti coloro che hanno l'atteggiamento mentale appropriato e sono consapevoli del tempo che ci vorrà, che hanno la volontà di fare il lavoro richiesto e non demordono anche quando la situazione diventa davvero dura e difficile, e che rifiutano di accettare le varie “sapienze comuni” su rischio e finanze.
• definiamo il fallimento come riluttanza o incapacità di continuare a fare tutto ciò che ho appena elencato come i tratti personali del nostro campione.
• definiamo il successo come il raggiungimento dei propri obiettivi finanziari a breve termine in modo misurato e sostenibile che può crescere nel tempo man mano che il trader cresce.
Se faccio tutto questo e lo applico al piccolo circolo di cui ho attualmente un piccolo feedback, vale a dire la Community di Volumetrica Trading, e soprattutto dopo i risultati del contest interno che abbiamo fatto nelle due settimane passate dovrei dire che le probabilità di successo sono molto migliori dell'1% o 5% che si voglia.
Quindi la prossima volta che sentirete o leggerete come "il 99% dei trader fallirà" o qualunque numero gli venga assegnato, spero che vogliate ricadere in un campione statistico completamente diverso, ossia in quello di coloro che trattano il trading con la serietà e la passione che qualsiasi attività professionale difficile richiede.
Alla prossima, buon trading!
Ringraziamo J. Van Clute da cui abbiamo tratto buona parte dell’articolo al quale ho aggiunto alcuni miei pensieri e considerazioni