Urals il nuovo Benchmark Russo sul petrolio
La Russia vuole sfidare l’Occidente sul fronte dei mercati petroliferi: Mosca si starebbe preparando, secondo quanto riportato da Bloomberg, a creare un benchmark finanziario sul greggio tipo Urals che rappresenta il modello di riferimento per il petrolio russo nei mercati internazionali. Costruendo attorno a Urals un potenziale rivale dei greggi Wti (americano) e Brent (britannico) che rappresentano gli indicatori, finanziari e materiali, più scambiati sui mercati.
Ad oggi la Russia scambia petrolio sia con i Paesi amici o alleati sia con i rivali occidentali essenzialmente in due maniere: o stipulando accordi-quadro con le capitali straniere o partecipando, da membro del cartello Opec+, al gioco della domanda e dell’offerta globali in maniera conforme alla struttura dettata dal duo Brent-Wti.
Una maniera di partecipazione che, è bene ricordarlo, conviene finanziariamente a Mosca, la quale invece nei contratti con l’Urals applica un prezzo inferiore. Questo per due motivi: da un lato, il maggior contenuto di zolfo (circa 1,5%) del greggio russo lo rende di una qualità inferiore agli omologhi anglosassoni, dall’altro i minori costi dell’industria estrattiva russa e le economie di scala raggiungibili aiutano notevolmente la Russia a rendere più conveniente il suo prodotto.
In ogni caso, il prezzo dell’Urals, che è una miscela di greggio degli Urali, del delta del Volga e della Siberia, è storicamente vincolato a quello del Brent, rispetto al quale usualmente si posiziona 1-2 dollari al barile sotto. Ma dall’invasione dell’Ucraina in avanti, tutto è cambiato. La Russia cerca gli accordi diretti con i consumatori ed è arrivata ad applicare sconti di 30-35 dollari al barile per acquirenti come Cina, India e Turchia.
Al contempo, la Russia ha abbassato il contenuto di zolfo medio della miscela, rendendo il petrolio Urals meno viscoso e pesante, quindi più facile da raffinare. La conseguenza è stata la creazione di fatto di un nuovo greggio di qualità più elevata e prezzo inferiore con cui la Russia ha voluto colpire i classici due piccioni con una fava: espandere il suo mercato per ovviare alla calata delle acquisizioni occidentali da un lato, creare un nuovo standard sulla cui base dialogare con l’Opec e l”Opec+ dall’altro.
In quest’ottica è sorta l’idea, riportata da Bloomberg, di creare un’alternativa russa al Brent/Wti puntando sull’Urals, che rappresenta l’80% delle esportazioni di greggio di Mosca.