LE RICHIESTE INIZIALI DI DISOCCUPAZIONE CONFERMANO UN TREND IN MIGLIORAMENTO.
Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione Usa mostrano, secondo tradizione, il numero di persone che avanzano richiesta di ricevere il relativo sostentamento per la prima volta nell'ultima settimana. In altre parole, l'indicatore riflette quanti workers hanno perso il lavoro nel periodo di riferimento.
L'indicatore viene utilizzato per valutare lo stato del mercato del lavoro americano e la salute generale dell'economia a stelle e strisce. La crescita dello stesso segnala un indebolimento del mercato occupazionale e dunque un aumento della disoccupazione con implicazioni negative spesso sulla produzione e in ultima analisi sul Pil. Nel caso contrario gli analisti sviluppano maggior ottimismo sul fenomeno economico statunitense.
Il punto della questione è che un'economia in tiro, con l'aria che si respira in giro per il mondo, rischia di essere severamente bastonata dalla Fed.
Gli istituti di ricerca si aspettavano oggi che le richieste iniziali di disoccupazione della scorsa settimana si attestassero a 226.000, con un leggero aumento rispetto alla settimana precedente (218.000). E invece la release migliora a 213.000 (v. chart 1). Apriti cielo...
Ricordiamo che, nel pieno della pandemia, gli Stati Uniti avevano registrato un massimo di 6,9 milioni di nuove richieste settimanali; la media delle ultime 4 settimane si è attestata a 233.000, già in calo di circa 7.000 unità rispetto alla media della settimana precedente (v. chart 2).
Un mercato del lavoro in miglioramento, in combine con un rapporto sull'inflazione più allarmante di quanto sperato, punta decisamente nella direzione di un altro aumento dei tassi di interesse di 0,75 punti percentuali. Senza voler considerare che un interlocutore qualificato come Nomura ha suggerito recentemente a Powell addirittura un rialzo importante da 100 punti base in occasione del FOMC della prossima settimana.
Il consueto sondaggio mensile di BofA (Fund Manager Survey) rivela una preoccupata cautela da parte dei money manager che deprimono ulteriormente gli investimenti nel comparto azionario. I gestori mondiali in acquisto sull’equity sono calati al -52% dal -26% del mese precedente. In ottica contrarian il dato dovrebbe stimolare un ripresa degli indici Usa, ma va pur detto che il precedente record di ottobre 2008 non innescò immediati rialzi portentosi. Anzi, Wall Street scese per diversi mesi prima di trovare un bottom definitivo (v. chart 3).
Alla luce di quanto esposto, la nostra modesta view sullo US500 allo stato resta inalterata (v. chart 4).
Il prezzo rimane sostanzialmente inserito in una conformazione megafonica all'interno della quale, per definizione, la volatilità si manterrà elevata.
Con buona probabilità l'indice è destinato a contrarsi in perdita del supporto statico individuabile in area 3900 con possibili target prima a 3775 e poi a 3720.
Date le incertezze anche stagionali, nell'ipotesi migliore, il prezzo potrebbe portarsi a ridosso del tetto del Supertrend lento (4150) e raggiungere, in caso di sfondamento dello stesso, il lato superiore del megafono e dunque area 4230-4240.
All the best
dott. Massimo Moschella
Professional Trader & Teacher at Cpe Trader
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