I permessi di costruzione Usa deludono. Ansia per la revisione dei tassi
Il report sui permessi edilizi, assieme a quello sulle nuove costruzioni residenziali, è uno dei più importanti del settore immobiliare americano. Costruire nuove case vuol dire avviare investimenti a medio-lungo termine e cerare posti di lavoro innescando un ciclo virtuoso per l’intera economia.
Non c'è da stupirsi, pertanto, che gli economisti tastino il polso del settore immobiliare più di altri per annusare l'aria che tirerà.
Il Census Bureau intervista nelle prime due settimane di ogni mese, per telefono e per posta, circa 20mila imprese edili americane.
Quest'oggi era la volta del dato sui permessi di costruzione che da 1,685M di luglio si contrae fino a 1,517M di agosto (valore atteso 1,610M, v. chart 1).
Il conteggio si riduce ormai da circa sei mesi consecutivi, con un massimo assoluto fatto segnare a novembre 2021 (circa 1,900M), segno che il mercato relativo effettivamente attraversa e attraverserà ancora qualche difficoltà (v. chart 2).
Compatibilmente con il momento storico caratterizzato da una persistente inflazione, i prezzi sia delle nuove che delle già esistenti abitazioni potrebbero leggermente incrementare nei mesi successivi (v. chart 3 e 4). Restiamo naturalmente ben lontani dai massimi di sempre.
I mercati azionari normalmente apprezzano la crescita dei permessi di costruzione. Non stupisce pertanto che il dato, che esce piuttosto prossimo ai pronunciamenti sui tassi di interesse, abbia un effetto deprimente sui listini. E' fenomeno noto che il costo crescente dei prestiti può, tra l'altro, ridurre la convenienza dei progetti immobiliari e complessivamente abbattere i profitti aziendali (e quindi le quotazioni).
Nel momento in cui scriviamo lo US500 batte circa -0,90% e con ogni probabilità chiuderà al di sotto del supporto di 3897 dove il prezzo insisteva da diversi giorni (v. chart 5). Un atterraggio intorno ai 3800-3775 diventa sempre più possibile.
Intanto va ricordato che non sarà soltanto la Fed a riunirsi prossimamente. Nel giro di 24 ore ben 16 istituti di emissione (Regno Unito, Norvegia, Giappone, Brasile, Taiwan, Svizzera, Sudafrica e Turchia, fra gli altri) disveleranno le proprie determinazioni di politica monetaria. Quest’anno già circa novanta banche centrali hanno aumentato il costo ufficiale del denaro, la metà delle quali di almeno 75 punti base. Appare pertanto probabile ipotizzare che l’aumento dei tassi sui mutui ipotecari continuerà a zavorrare anche il mercato immobiliare globale.
E dunque, se fino a poco tempo fa non vi era competizione con i capital gain e rendimenti del mercato azionario, la prospettiva ora è cambiata. Meno del 20% delle società dello S&P500 offre un dividend yield che risulti superiore al rendimento del Treasury Note a 10 anni. E' il dato più esiguo dal 2006. Per ora tutti i risparmiatori dovranno continuare fare buon viso a cattivo gioco.
Difficile negare la grave portata dell’inversione secolare che si sta sperimentando sui tassi di interesse. Caldeggiare l’investimento in azioni, in un contesto di marcato rallentamento economico globale, appare allo stato imprudente. Soprattutto sulla soglia del test della ma50 mensile passante per 593 punti del MSCI All Country World Equity Index (v. chart 6).
All the best
dott. Massimo Moschella
Professional Trader & Teacher at Cpe Trader
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