GLI ORDINATIVI DI BENI DUREVOLI USA TENGONO BOTTA.
I beni durevoli sono prodotti industriali con una vita residua attesa superiore ai tre anni, come i prodotti intermedi - macchinari e attrezzature industriali - e taluni beni destinati al consumo finale, come le automobili ad esempio. Generalmente essi hanno un costo elevato e dunque vengono per lo più acquistati a rate. Questo vuol dire che, se non sono giudicati più che necessari, l’acquisto ne viene rimandato. Ciò significa pure che la decisione di acquistarli risente particolarmente del clima di fiducia sulle prospettive dell’economia e dell'andamento dei redditi personali. Se le aspettative appaiono incerte, l’acquisto degli stessi verrà rimandato.
L’indice dei nuovi ordini, dunque, può essere interpretato sinteticamente anche come un indicatore di fiducia.
Da 3.500 aziende appartenenti a 89 settori diversi dell’economia americana, lo United States Census Bureau (Ufficio del Censimento degli Stati Uniti d'America, un'agenzia del dipartimento del commercio degli Stati Uniti d'America che si occupa di registrare statistiche riguardo alla nazione, ai suoi abitanti e all'economia) raccoglie i dati relativi ai nuovi ordini, alle spedizioni, agli ordini inevasi e alle scorte dei suddetti beni. Per le attrezzature militari la fonte è il dipartimento della difesa.
E' dunque evidente come il calcolo della variazione percentuale dei nuovi ordini permetta di elaborare una discreta previsione dell’andamento dell’attività economica delle imprese per i mesi successivi. Per alcuni settori l’ammontare degli ordini di nuovi prodotti è molto volatile, come nel caso degli aerei o dei prodotti tipici del settore difensivo. E dunque, per avere indizi più attendibili sull’andamento dell’economia, queste due categorie di beni (trasporti e sistemi militari) vengono in alcuni casi sottratte dal dato generale.
Diciamo che i numeri pubblicati non sono brutti come pure sarebbe stato lecito attendersi. La Fed fa pagare caro il denaro ma soprattutto punta ad una contrazione indotta della domanda - e dunque della produzione – di beni e servizi.
L'attesa degli ordinativi era per una contrazione dello 0,4% mentre il dato è stato negativo solo per lo 0,2 (v. chart 1).
Le previsioni elaborate dagli analisti, seppure non brillanti, puntano ad un leggero miglioramento. Il che, di questi tempi, appare un mezzo miracolo (v. chart 2).
Lo stesso dato, depurato dai trasporti, è perfettamente in linea con quello del mese precedente (v. chart 3).
Sgravando invece il valore di cui al precedente chart 1 dall'aggregato rappresentato dai sistemi di offesa e difesa, la torta si sgonfia (v. chart 4). Che significa? Semplice, che gli Usa stanno dando lavoro alle aziende strategiche impegnate nella fornitura di armi il cui fatturato sostiene e, verosimilmente sosterrà, l'indice dei beni durevoli.
L'analisi del tf weekly dello US500 ci conferma due cose: che abbiamo portato a casa il secondo target che avevamo indicato su questa pagina (3722); e che il prezzo ha di fatto ritracciato tutto il rialzo partito dallo scorso 17 giugno (v. chart 5).
Sotto il supporto di 3640 resta poco altro da monitorare: 3590, area di passaggio della ma200 weekly la cui effrazione condurrebbe ai 3500 tondi. Ma non sarebbe un bel vedere. Se siamo alla fine del ribasso lo capiremo osservando la reazione dell'indice soprattutto a partire da ottobre.
Perchè da ottobre? Il grafico che vi mostriamo di seguito, elaborato da All Star Charts, sintetizza nella linea celeste la comune stagionalità annuale, il ciclo presidenziale e il ciclo decennale a partire dal 1950. In rosso invece l’andamento degli ultimi due anni dello S&P500. Appare chiaro che lo storico mostra la possibilità di una ripresa mediana dell'equity nell'ultimo trimestre dell'anno come pure accaduto negli ultimi 70 anni. Dato peraltro ben noto ai più navigati dei nostri lettori (v. chart 5 bis).
Sarà così scontato? Non crediamo. Secondo le stime di Nautilus (ma il web abbonda di questi tipo di confronto), tre annate dello S&P500 sono incredibilmente sovrapponibili a quello in corso: 2000, 2008 e 2018. Solo quest'ultima legittima una ripresa dell'equity nell'ultima parte dell'anno. Ciò che accadde nelle precedenti annate è qui riportato (v. chart 6).
All the best
dott. Massimo Moschella
Professional Trader & Teacher at Cpe Trader
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