EIA, i raffinatori americani se la godono (aggiornato al 28/09/2022).
Secondo le comunicazioni fornite oggi dall'Energy Information Administration (EIA), le scorte di greggio degli Stati Uniti sono diminuite di 0,215 milioni di barili nella settimana terminata il 23 settembre, rispetto alle attese del mercato di un aumento di 0,443 milioni di barili e al dato precedente di 1.142 m/b (v. chart 1).
Roba da non credere. A dispetto della violenta azione demolitrice della domanda di beni e servizi portata avanti dalla Fed attraverso l'uso della leva monetaria, la richiesta di greggio cresce. Che gli Usa di Biden stiano di fatto colmando nel mondo la carenza di forniture russe? A noi francamente sembra un'evidenza numerica.
In ogni caso le previsioni degli analisti che sette giorni fa suggerivano nel breve un miglioramento della situazione sono state rispettate.
Anche le scorte di distillati, che comprendono gasolio e olio da riscaldamento, sono scese di 2,892 milioni di barili a 114,4 milioni di barili, superando le previsioni di un calo di 0,069 milioni (v. chart 2).
Lo scorso 7 settembre, commentando l'ultimo report mensile delll'EIA sulla produzione statunitense di greggio, già scrivevamo che la stessa avrebbe fatto segnare progressivi record in aumento. E se così fosse stato, i prezzi dei prodotti energetici si sarebbero avviati “mediamente, anche in altri latitudini, verso una consistente limatura”. La regressione dei prezzi, in effetti, è oggi ben visibile in plurimi settori.
Notazione politica: ci pare opportuno far osservare al lettore che dal mercato stanno giungendo numerose conferme che solo gli Stati Uniti riescono a trarre grosso beneficio dallo stato di guerra tra Russia e Ucraina.
Alle casualità non crediamo da tempo.
Parlavamo di un calmieramento generale dei prezzi; il Reuters/Jefferies CRB Index - uno degli indici sulle materie prime più seguiti e più vecchi, dato che viene elaborato fin dal lontano 1958 - ha abbattuto di recente la media a 200 giorni (v. chart 3).
All'interno dello stesso, oggi composto da 19 commodity, le materie agricole/allevamento pesano per circa il 40%, il petrolio per il 33%, il gas per il 6%, l'oro e l'argento per il 7% e le materie industriali per circa il 14%. Insomma, il ribasso registrato nelle ultime settimane potrebbe conoscere un seguito interessante.
Da un punto di vista grafico, il prezzo del WTI ci ha dato esattamente quello che ci aspettavamo fin dalla prima settimana di settembre, quando scrivevamo su questa rubrica: “Consideriamo allo stato verosimilmente probabile che il prezzo arrivi ad appoggiarsi sulla ma100 weekly, che vorrebbe dire portarsi prima a 82$ e poi a circa 76$” (v. chart 4).
Conseguiamo ad evidenza il target meditato e meritato, e ci posizioniamo flat in attesa di vedere come chiuderà la candela della settimana.
Come pure abbiamo scritto sette giorni fa, il tf mensile mostra adesso quattro candele rosse che potrebbero segnalare anche l'esaurimento temporaneo del trend ribassista (v. chart 5).
Naturalmente, in rottura del sostegno dei 76$, non resterebbe altra strada che continuare a credere nella ulteriore ritrazione del prezzo.
Una ripresa degli acquisti, al contrario, ripasserebbe necessariamente per l'area compresa tra gli 84 e gli 85$, lato superiore del canale discendente.
All the best
dott. Massimo Moschella
Professional Trader & Teacher at Cpe Trader
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